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Le domande giuste …

04.02.2017, La rubrica di Giovanni Nigro (da “Fuori dalla Rete” – Gennaio 2017, Anno XI, n.1)

C’è chi dice…

Giovanni-Nigro…che non siamo mai contati più di tanto per chi governa il capoluogo, la Provincia e la Regione, ma ragionando, molto, non poco si potrebbe avallare una considerazione. Il problema dei paesini o delle periferie di regioni è la domanda, come in una intervista a due, dove chi vuole avere le risposte se non fa le domande giuste rimane con in mano una dichiarazione di intenti che può solo essere stracciata. Nello scenario di intervista a due chi doveva domandare era il politico di turno, l’amministratore che è il sindaco di tutti e per tutti doveva e deve porre le determinate domande che i cittadini o chi ne fa le veci. Le risposte dovevano e devono essere chiare limpide in modo da percepire il senso di partecipazione che non ha per niente avuto seguito in queste terre.

Quindi, storicamente, le domande erano sbagliate, ma si può rimediare. Ancora oggi qualche risposta si può avere, ma sempre facendo le domande giuste. Analizzando le domande passate viene fuori un clientelismo degno di nota che ha abbattuto il record di schifezza in questa terra e non solo. Basti pensare che le domande per cui qualcuno si è battuto erano private e non toccavano il paese. Erano appunto sistematicamente domande personali che in campagna elettorale nessuno avrebbe mai detto, ma avrebbe detto dell’altro candidato. La questione è puramente politica ed è conciliabile con la sistemazione di un parente o di chi ha una grande famiglia o di un bacino di voti sempre più grande quanto l’ego di chi è salito in piazza a parlare.

Siamo andati anno dopo anno a chiedere poco o niente a chi governava, ci siamo inchinati davanti a ville e palazzi ed abbiamo portato in fondo alla lista il paesello e l’Irpinia. Non abbiamo mai pensato a come poteva essere formulata la domanda se non prima avessimo confezionato un cesto di tartufi e di formaggi tipici. Arrivava quindi prima il profumo e poi noi, ma si sa che il profumo, soprattutto del tartufo, ha un effetto afrodisiaco e distrae e quindi la domanda posta non aveva più senso. Ci siamo concentrati a chiedere favori personali, quelli che poi dovevano aggiustare la nostra vita, senza pensare minimamente di chiedere un intervento sul piano turistico, non abbiamo nemmeno mai pensato di sensibilizzare la Regione sulla rivisitazione delle Aree Interne della Campania.

Ecco non abbiamo chiesto niente, anche negli anni 70, perché allora le domande giuste avrebbero invertito la rotta. Quella rotta scritta qualche mese fa su questo giornale che non ha visto poi così tanta inversione da quegli anni. A lungo andare ci convinceremo che non abbiamo tanta scelta se non quella di chiedere, o di non chiedere affatto e quindi prendere e girare le spalle a chi ha mangiato a sbafo i nostri prodotti tipici. Siamo passati dal domandare prima del terremoto a sperare dopo il terremoto, fino ad accoppiarci senza ottenere nulla fino ai nostri giorni.

Ci siamo accoppiati di persone che avevano ed hanno il potere decisionale, ma abbiamo in conclusione chiesto un pugno di mosche o quella famosa polvere negli occhi da buttare ai cittadini. Cioè niente. Niente perché il favore era per un parente che voleva fare delle giornate lavorative, per mia nuora che ha bisogno di 3 mesi, questo solo adesso. Prima la governance ha aggiustato intere famiglie, proprio perché chi domandava aveva vinto con i voti di quelle persone che non lo avrebbero mai votato se non per un posto di lavoro. Questo è spudoratamente un Voto di Scambio, Clientelismo. Il male della terra in cui vivo e in cui scrivo. Un sistema progettato per porre la scalata al potere di chi ha una bella faccia, di chi sente di avere la faccia pulita.

Secondo una legge non scritta a domanda sbagliata la risposta o si capovolge a favore dell’intervistato o sarà talmente falsa da non poter più tornare indietro e si sa che sui social crediamo al primo sguardo a Bufale stratosferiche. E quindi ci siamo accontentati che una volta all’anno qualcuno ci degnava della sua presenza ad un convegno, ci siamo accontentati del bicchiere mezzo pieno, della vita di piazza e del concetto di inerzia, già ribadito più volte. Non si può prescindere dal fatto che il popolo, quando votava, ha sbagliato e sbaglia tutt’ora, perché votata per aiutare qualcuno e non per una giusta causa.

Anche il popolo ha le sue colpe, una su tutte è il fatto di lasciar correre dopo quella settimana di campagna elettorale in cui la piazza si riempie, per il resto dei mesi, anni, nessuno di quei personaggi avrà che dire. Quindi, non è che la colpa si seziona in due, anzi, sarà sempre più dell’amministratore che ha, senza giri di parola, fatto la domanda che non doveva, o poteva formularla in maniera diversa. Non abbiamo bisogno di eroi, anche perché quelli non avranno mai il consenso perché accusati di presunzione e di doppio fine, quasi come i politici.

Qualcuno potrà anche dire, ma le domande sono state poste è che nessuno vuole rispondere. Questa è la più grande bugia da farsi dire che esista. Il problema è la domanda e quindi chi la vuole fare?

                                                                                                       

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