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Il canone ministeriale, che esclude la poesia del Sud, e la dichiarazione di libertà

07.09.2016, La rubrica di Paolo Saggese (da “Fuori dalla Rete” – Agosto 2016, Anno X, n.3)

Homo meridionalis XXII

Paolo-SaggeseGiusto due anni fa, esattamente l’11 luglio 2014, ebbi il privilegio di incontrare il Ministro Stefania Giannini, a Roma, insieme ad Alessandro Di Napoli e Raffaele Stella, componenti del Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud, di cui è presidente Peppino Iuliano. In quella occasione avemmo l’assicurazione che quanto prima il Ministero avrebbe modificato l’elenco presente nelle “Indicazioni nazionali” per i Licei, e che, relativamente al Novecento pieno, non cita autori nati a Sud di Roma. La vicenda è a tutti noti, e presto uscirà un nuovo volume dedicato alla questione a cura del nostro Centro di Documentazione.

Da allora, non abbiamo avuto notizie in tal senso, sebbene molti parlamentari si siano impegnati in vario modo, presentando Interrogazioni parlamentari, Risoluzioni, lettere – appello, ordini del giorno, tra cui gli irpini Rosetta D’Amelio (PD), Luigi Famiglietti (PD), Carlo Sibilia (M5S), Angelo Antonio D’Agostino (Scelta civica), Giancarlo Giordano (SEL). Siamo, dunque, ancora in attesa.

Vorrei solo precisare che chi sostiene che un elenco, seppure incompleto, sia del tutto innocuo, trascura alcuni aspetti fondamentali e soprattutto il seguente. Se non si modifica questo elenco, ci troveremo di fronte a un canone letterario del Novecento, che si imporrà con il tempo e che difficilmente potremo modificare. Infatti, da sempre è la scuola che garantisce la “sopravvivenza” di molti poeti e scrittori, soprattutto se tale sopravvivenza riguarda un numero ampio di lettori. Gli stessi autori classici, che si studiano nelle aule dei Licei e delle Università, sono sopravvissuti al tempo, anche a più di duemila anni, perché erano stati inseriti nei canoni letterari antichi. È accaduto con Omero o con Virgilio, con Eschilo o Menandro, con Orazio o Seneca. Se questi autori non fossero stati letti ogni generazione nelle scuole dei Greci e dei Romani, e poi sino al Medioevo e al Rinascimento, molti di loro sarebbero stati avvolti dall’oblio o li avremmo conosciuti in modo ancora più frammentario di quanto possiamo conoscerli.

Lo stesso vale per la Letteratura italiana. Oggi, chi leggerebbe la “Divina commedia”, o meglio quale studente di sedici o di diciotto anni lo farebbe, se il capolavoro dantesco non fosse inserito stabilmente e da sempre nelle programmazioni scolastiche? Lo stesso vale per tanti altri “classici” della nostra Letteratura, da Ariosto a Goldoni, da Parini a Foscolo a Manzoni.

Un elenco sommario, e che non presenta al suo interno autori come Quasimodo, Sciascia, Vittorini, Gatto, Scotellaro, De Filippo, Marotta, Sinisgalli, e altri scrittori e poeti, potrebbe imporre un canone poetico del Novecento, che non dà conto della straordinaria varietà della nostra storia letteraria, e che penalizza soprattutto il Sud. Ancora una volta.

E che ci troviamo di fronte al tentativo di redigere un canone del Novecento, lo dimostra lo stesso Max Bruschi, presidente della “Cabina di regia”, che ha operato, per incarico dell’allora Ministro Gelmini alle “Indicazioni nazionali”, e che ha di recente pubblicato sulla questione un intervento, la cui parte incipitaria recita:

“Quando vi misi mano [alle Indicazioni nazionali], assieme a un gruppo di docenti, presidi e universitari (ricordo, fra gli altri, Paolo Ferratini, Elena Ugolini, Francesco Sabbatini e Luca Serianni: ma la consultazione fu ampia), scegliemmo una strada netta, che fu poi naturalmente obiettivo degli strali degli stolti e del relativo gioco della torre. Puntammo sugli strumenti di lettura consapevole di un testo letterario; sullo studio dei testi stessi più che sulle ‘biografie’; su un canone smilzo di autori e sull’apertura al Novecento, oltre le colonne d’Ercole dei sempiterni Ungaretti Saba e Montale” (il corsivo è mio).

Il problema, cosa che sfugge a Bruschi, è che proprio l’idea di un canone ministeriale “ope legis” non funziona, e che è contraria a qualsiasi libertà!

                                                                                                       

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