Ragazzi di mezzo secolo fa
08.09.2016, Articolo e poesia di Aniello Russo (da “Fuori dalla Rete” – Agosto 2016, Anno X, n.3)
Noi ragazzi amavamo i luoghi fuori mano, fuori cioè dagli occhi indiscreti che in paesi ti sentivi sempre addosso. E allora, nei pomeriggi estivi, si andava al castagneto delle Monache o al Campo vecchio, sotto i castagni, per tirare due calci al pallone; oppure fino alla chiesetta della Pietà, passando per il Camposanto; oppure sulla collina della Torre, da cui si scorge il Ponte delle Tavole e la strada che viene dalla Stazione ferroviaria…
E dalle strade spesso vedevi, oltre le siepi bianche di polvere, nei prati le donne che stendevano sui cespugli di rovo lenzuola e coperte appena lavate; a volte incontravi un carrettiere che, seduto su una stanga, scendeva dalla Cava della Rena con il traino carico di sabbia, tirato da un robusto mulo.
Se passavamo per la Via Nuova, tappa obbligata era l’officina di Angelone il maniscalco, che ferrava asini e muli ai bordi della strada: a turno giravamo la manovella della forgia, mentre assistevamo alla messa in opera del ferro rovente sulle unghie della bestia. Si levava tutto intorno l’odore pregnante dell’unghia intanto che con occhi sgranati aspettavamo che la bestia sferrasse un calcio sulle gambe del maniscalco. E con cattiveria invocavamo l’attimo: Ecco, ecco, mo’ glielo tira sul ginocchio… e senti le bestemmie, mentre sale dall’inferno Capocifero con tutto il codazzo dei diavoli.
Sul tardi al rientro lungo le vie di campagna si incontrano contadini che rincasano: chi da solo con il tascapane sulla spalla destra e l’accetta poggiata sulla sinistra, chi in compagnia della moglie che porta sul capo una fascina di ramoscelli secchi (re frascèdde) o di tralci di vite (re salumènta); chi porta a cavezza l’asino carico di legna legata al basto (la varda) con la fune doppia… e si incrociano i saluti.
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I platani della Via Nuova, 1959
(II liceo classico, alla partenza per Salerno)
Aniello Russo
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E gioca lo scirocco coi lenzuoli
appesi ai ferri
delle terrazze lungo la Via Nuova:
li gonfia come vele di una nave
ormeggiata nel porto.
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La mia vita, lungo le case e gli orti,
somiglia a questa nave che da tempo
placida sta alla fonda,
tra Piazza e Casalicchio.
*
Il grumo dei pensieri
si impiglia tra i rami del filare
dei platani che partono dal Ponte
del Salice e si fermano alla Gola,
che allunga il collo in Piazza.
*
Mentre gli altri pensieri al vento oscillano
come uccelli incerti di partire,
uno solo rimane
saldamente aggrappato in cima a un ramo,
“Lasciate che io resti” pare che dica,
“pure appeso a una foglia o a una sferetta!”
*
Un passero che pur di rimanere,
sfida la fame e il freddo dell’inverno.