La NINA: cos’è, e quali aspetti può determinare sul clima Europeo
15.12.2010, di Michele Gatta
Articolo di approfondimento meteo
In meteorologia si parla sempre più spesso di NINA (nigna) o di NINO (nigno). Gli appassionati di meteorologia e di fisica astronomica, conoscono bene queste definizioni e del loro effettivo condizionamento che possono avere sul clima planetario. Noi da queste pagine, abbiamo ultimamente parlato di ipotesi invernali condizionate da questo fenomeno. Ci sembra tuttavia importante spiegare ai nostri, tanti appassionati utenti, il fenomeno della NINA e su come esso potrebbe condizionare il clima in Europa. La regola generale vuole che se le acque pacifiche equatoriali, assumano una posizione 3,4 (tecnicamente viene così definita) vuol dire un’anomalia, delle acque stesse, uguale o superiore ai -1,5°, e se questo rilievo si mantenesse per almeno tre mesi consecutivi, possiamo parlare di NINA STRONG (nigna forte). Ad oggi il dato NOAA è avallato sia dalle rilevazioni reali sia dalle proiezioni. La NINA 2010/2011 dovrebbe durare almeno fino a giugno per poi lasciare spazio ad una fase neutra. Per quanto concerne il “tipo” di NINA, pare ormai probabile che si tratti di un evento di tipo centrale (quindi con le anomalie più fredde poste proprio fra le posizioni 3 e 3,4 anzichè in 1+2). Le anomalie osservate nel mese di settembre, infatti, continuano ad insistere in quest’area con punte anche di -3/4°C delle acque pacifiche equatoriali! Se l’attuale trend dovesse proseguire, saremmo difronte alla NINA più intensa dell’ultimo mezzo secolo!
Ma veniamo a spiegare come questo fenomeno può determinare il clima su scala planetaria. Soprattutto in Europa. Su scala globale ci attendiamo una riduzione dell’anomalia presente, sia sugli oceani che sulle grandi zone continentali asiatiche e canadesi. In Europa potremmo assistere ad una forte instabilità del getto e quindi frequenti irruzioni dell’aria fredda in inverno e scarsa o assente zonalità atlantica. In parole più chiare il flusso mite atlantico perderebbe consistenza, a vantaggio di maggiori elevazioni anticicloniche fin verso il polo. Il vortice polare trarrebbe una ferita consistente e quindi perdere la propria predominanza sulla zona Europea. Le alte pressioni di blocco alle correnti atlantiche, sono le premesse per un inverno rigido in Europa.
Ci si domanda: su tutta l’Europa? E bene no! Il territorio Europeo è vasto e pertanto non è ipotizzabile il suo completo coinvolgimento. Le direzioni che assumono le irruzioni artiche-polari, possono essere varie. Non stiamo qui ad elencarle tutte. Per una semplice previsione, comunque tutta da verificare, i vari centri mondiali di previsioni stagionali, vedono un maggior interessamento dell‘Europa centro-orientale, con interessamento anche dell’Italia. Queste analisi, se supportate da ulteriori conferme, ci possono far concludere che le zone adriatiche e il meridione italiano, possono trascorrere un inverno degno di tale nome. In conclusione dell’articolo, possiamo definire lo scenario del prossimo inverno, probabilmente più consono alla stagione. Probabilmente ci dobbiamo dimenticare quei famosi anticicloni dei “60 giorni” che “regalavano” inverni miti e poco precipitativi per tutti gli italiani(stagione invernale 1988-89 e 1989-90). A dire il vero, non sappiamo se questo era un “regalo” o meno. Noi siamo del parere che l’economia di una nazione passa anche attraverso i tanti imprenditori che hanno investito nella speranza che si verificasse quello che madre natura, regolarmente dovrebbe regalarci: una semplice stagione invernale nella norma….