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Ettore Scola e Sergio Leone, ovvero l’Irpinia del grande cinema

12.03.2016, Articolo di Paolo Saggese (da “Fuori dalla Rete” – Marzo 2016, Anno X, n. 1)

ettore-scola-sergio-leonePotremmo dire “c’era una volta l’Irpinia del grande cinema”. Questa era la terra, che ha dato i natali alla dinastia dei de Laurentiis, alla famiglia dei Leone, e dunque ad Ettore Scola. Adesso, dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta il 19 gennaio, possiamo scrivere con un certo rimpianto: “’c’era una volta”.

Sono storie note, che avrebbero potuto essere da stimolo per ulteriori storie, c’era una “scuola” irpina del cinema, che avrebbe meritato una maggiore valorizzazione, in forme e modalità diverse. Adesso, restiamo con i grandi capolavori di questi registi, ma forse privi di una tradizione, che avremmo potuto coltivare.

Abbiamo avuto, infatti, due grandi registi, Ettore Scola e Sergio Leone, così geniali e così tra loro diversi. Da un lato, un regista impegnato, che tuttavia è riduttivo definire “intellettuale organico”, dall’altro, un regista, che disdegnava qualsiasi impegno, e che addirittura in “Giù la testa” preferì fare la palinodia della rivoluzione.

Entrambi, tuttavia, erano uniti da una convinzione inossidabile, ovvero che il cinema dovesse essere “popolare” nel senso alto, ovvero che il cinema fosse uno spettacolo rivolto al popolo, indirizzato a tutti, e che dovesse avere la capacità di parlare a tutti.

Insomma, entrambi erano contrari a qualsiasi forma snob della cultura, erano convinti che il grande cinema non dovesse disdegnare lo spettacolo, il divertimento, la gioia di stare insieme e di conoscere e ridere insieme.

Uno da Trevico, l’altro da Torella dei Lombardi, dove era nato il padre regista e attore Vincenzo, a Roma costruirono un loro destino, un loro successo, una loro storia, ma non furono dimentichi dell’Irpinia.

Ora si dovrebbe fare in modo che la nostra terra li ricordasse degnamente, che Trevico, Torella, ma anche Bagnoli Irpino, Avellino, Mirabella Eclano e gli altri luoghi del cinema irpino si coalizzassero in un unico grande progetto. Si tentasse di superare i tanti conflitti, dissidi, particolarismi, spesso costruiti ad arte, per fare in modo che l’Irpinia possa divenire la “terra del cinema” nel nome di questi grandi.

Ed è da ricordare, ancora, che anche la famiglia de Laurentiis era irpina, originaria anch’essa di Torella dei Lombardi: mettere insieme Dino De Laurentiis, Sergio Leone, Ettore Scola e ridiscutere di queste figure di fama internazionale sarebbe probabilmente il modo migliore per onorarli, per farli conoscere alla nostra gente, ma anche per promuovere l’immagine dell’Irpinia come luogo di bellezza e cultura al di fuori del nostro panorama provinciale.

Certo, dire questo dopo le ultime stagioni di disunione e di polemica, sembra velleitario. Ma sono convinto che dovere di ognuno, soprattutto di chi concepisce la cultura come servizio, sia non demordere mai, pensare che un mondo migliore sia possibile!

                                                                                                       

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