Bagnoli laico
11.03.2016, Articolo di Aniello Russo (da “Fuori dalla Rete” – Marzo 2016, Anno X, n. 1)
Tempo fa un antropologo, docente all’Università di Roma, mi chiese quale fosse il tratto caratterizzante il cittadino di Bagnoli; a me su due piedi venne da rispondere: “Il laicismo, credo, il laicismo.” Esso è come un distintivo, che diversifica il bagnolese dagli altri irpini; in virtù di questa dote, noi possediamo un profondo senso di concretezza e una visione realistica della vita.
Una componente singolare della nostra formazione culturale, da cui non erano immuni neppure gli ecclesiastici di Bagnoli: basti ricordare la sottoscrizione di una trentina di sacerdoti illuminati che nel 1861, disubbidendo alle direttive della Santa Sede, manifestavano simpatia per Casa Savoia.
Certamente questa condotta aconfessionale è il risultato dell’apertura della nostra gente alle sollecitazioni che venivano dall’esterno, grazie ai continui contatti dei pastori e dei mercanti con le comunità di altre province e di altre regioni; ma non è da escludere che il laicismo del bagnolese sia pure dovuto all’apporto della componente ebraica, che era aperta al nuovo.
La cultura laica e concreta spinse i bagnolesi ad aderire immediatamente alle lotte risorgimentali, con la fondazione di una setta carbonara (“I figli del sole”, 1820), che annoverava oltre duecento iscritti; così pure dopo il fascismo e la guerra, i bagnolesi progressisti furono tra i pochi campani a votare in gran maggioranza per la repubblica (Referendum, 1946).
E successivamente una parte consistente della comunità costituì due forti partiti di sinistra, il PCI e il PSI, che insieme per più volte hanno amministrato il paese con lusinghiero successo. Del resto, non pochi bagnolesi erano stati educati al comunismo dagli antifascisti confinati a Bagnoli; tra questi un ruolo attivo ebbe Umberto Borracchini, originario di Campi Bisenzio (Firenze). Borracchini era calzolaio, ma persona politicamente colta e esperta; prima di rientrare in Toscana sposò la bagnolese Concetta C., vedova Conte. Insomma, la presenza dei confinati politici condizionò decisamente lo scenario politico di Bagnoli alla caduta del fascismo.
Le donne bagnolesi manifestano meglio, cioè più di noi maschi, questo tratto del carattere tendente alla concretezza sia del pensiero sia dell’azione. Perciò nella comunità bagnolese (al contrario, a Montella vige un rigoroso patriarcato) predominava e predomina il matriarcato, seppure in forma latente…