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Riflessioni a margine del dibattito interno al Partito Democratico

03.03.2016, Il documento (di Antonio Cucciniello)

In memoria di mio padre, Paolo Cucciniello.

Antonio-CuccinielloAvevo iniziato a scrivere questo documento, da inviare ai dirigenti, ai parlamentari del PD e per conoscenza a Palazzo Tenta, qualche mese prima della morte di mio padre ma, ora, nel momento della definitiva messa a punto dello stesso, ho ripensato ad alcune situazioni della sua vita, soprattutto degli anni 70-90, in cui la sua “vis polemica” contro le ingiustizie ed i disonesti aveva il sopravvento e, quindi, prendeva carta e penna e scriveva ai giornali per manifestare il suo pensiero. Forse, sia io che Gennaro ( al contrario, le nostre sorelle Olga e Maria Vittoria, come mamma, avevano ben più importanti incombenze familiari da adempiere ) abbiamo “ereditato” questa consuetudine, non so quanto utile per la società ma per noi, comunque, importante. Spero solo, se ci “guarda”, che non mi “riprenda”, in modo un po’ burbero, come faceva in vita, quando non condivideva completamente le mie iniziative e mi invitava a non esasperare le situazioni in cui erano in gioco anche le relazioni personali, in particolare, a Bagnoli.

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Al Segretario Renzi, ai Dirigenti nazionali, ai Parlamentari ed ai Consiglieri regionali del Partito Democratico.

Partito-DemocraticoQuando in tutto il mondo fatti sconvolgenti e drammatici (guerre e attentati, cambiamenti climatici, migrazioni, discriminazioni di razza e di sesso, ecc.) interrogano le coscienze di tutti, credenti e non credenti, e, purtroppo, rendono sempre più deboli le già mediocri classi dirigenti, parlare, come mi accingo a fare, di alcune faccende italiane che riguardano la nostra classe dirigente mi sembra cosa di poco conto.

Eppure, il futuro economico, sociale e culturale del nostro Paese dipende dalle capacità, dalla serietà e dall’onestà di chi è al comando nelle istituzioni, nelle aziende e nella Pubblica Amministrazione e dall’evoluzione dei rapporti tra le forze politiche, forze che nel complesso, per quanto concerne la cultura istituzionale ed economica, appaiono poco preparate e, sul piano etico, piuttosto permeabili a fenomeni corruttivi (si pensi alle proposte utopiche e difficilmente verificabili in economia, a quelle strampalate e demagogiche sui flussi migratori della destra e del Movimento 5 Stelle, ad alcune contraddittorie scelte del Governo e alle innumerevoli indagini della Magistratura).

E’ quindi importante, per me, in quanto simpatizzante ma anche “critico” del Partito Democratico, esprimere alcune riflessioni, soprattutto in merito al dibattito interno al partito.

Dopo le elezioni del febbraio 2013 e le difficili scelte del gruppo dirigente che portarono alle dimissioni del Segretario Bersani e alla formazione del Governo Letta con Berlusconi, nelle primarie del dicembre 2013 ho votato per la politica di cambiamento di Renzi, senza molto entusiasmo e con la consapevolezza che sia la scarsa esperienza internazionale che i suoi metodi, a volte, troppo sbrigativi e un po’ “guasconeschi” potessero rappresentare un limite nella gestione del partito e del Governo.

Se guardiamo, senza paraocchi e con un minimo di obiettività, la realtà italiana attuale si può ragionevolmente sostenere, con Corrado Augias, che in un Paese come l’Italia << da decenni schiavo di interessi corporativi, sfiancato da spaventose gelosie burocratiche e di casta, da una situazione politica frammentata e inquinata, vischiosa come una palude, sia necessario un uomo di sfondamento e di grande energia come Renzi. Potrà non piacere e fare errori, infatti ne fa. Ma nessuno può negare che stia cercando di rimettere in moto un paese fermo da anni…..>>( La Repubblica, rubrica lettere di Augias, 19/12/2015 ).

Anche a me pare che l’Italia stia cambiando e, nonostante le critiche che si possono fare alle riforme approvate, non si può negare che ci siano, in alcuni settori, segnali di vitalità e che siano evidenti un certo superamento di antiquate pratiche consociative, basate anche sui veti, ed una relativa ripresa economica che, forse, fa sperare in qualcosa di meglio nei prossimi anni. Infatti, anche un giornale non sempre tenero con l’Italia, il Wall Street Journal, in un articolo del 12 gennaio 2016, sostiene che il Governo Renzi <<ha fatto più progressi nell’affrontare i problemi strutturali negli ultimi due anni che i suoi predecessori negli ultimi venti anni >>; anche se va riferito che il Financial Times del 16 febbraio 2016 sostiene: <<la fortuna di Renzi sembra si stia esaurendo e che molti problemi minacciano di travolgere la sua amministrazione>>. Speriamo che non sia così.

Anche in politica estera si possono considerare ragionevolmente positive le iniziative governative anche se bisognerà attendere le decisioni sulla flessibilità di una Commissione Europea molto irritata per le reiterate, ma non peregrine, critiche di Renzi sul rispetto delle regole da parte di tutti gli Stati dell’Unione. Ma forse banchi di prova più importanti saranno le divisioni tra gli Stati europei in materia di immigrazione e le situazioni in Siria ed in Libia: nel’eventualità di sviluppi negativi, l’aumento previsto dei flussi migratori ed eventuali attacchi terroristici possono rendere tutto più complicato e portare, molto probabilmente, al fallimento dell’Unione Europea.

In politica interna, alcune scelte del Governo, però, sono parziali e ancora non in grado di rendere più giusto il nostro Paese. Ad esempio, la decisione di eliminare la Tasi sulla prima casa per tutti i cittadini, anche i super ricchi, e la scelta di utilizzare sempre lo strumento del bonus (80 euro, ecc ) non vanno, a mio parere, nella direzione di una seria e progressiva riduzione dell’Irpef per un più equo sistema fiscale. E, ancora, non trovo corretto che per il Pubblico Impiego si preveda per l’anno 2016 solo 6 euro di aumento contrattuale ( i può definire elemosina questa offerta?), dopo un blocco di ben sei anni!

Capisco tutte le difficoltà nel reperire le risorse e la necessità di discutere gli incrementi salariali nell’ambito delle riforme della P.A., del P.I. e della scuola ma credo che ci debba essere una maggiore attenzione alle differenze salariali all’interno del P.I., tra alcune categorie del settore privato (che in tutti questi anni di crisi hanno ottenuto comunque discreti aumenti) e quelle del settore pubblico, che va sì seriamente riformato, anche con severe norme contro i “furbetti” del cartellino, ma non penalizzato in modo sistematico. E forse, delle vere e rigorose riforme della P.A e del P.I. possono essere anche l’occasione per mettere seriamente alla prova i Sindacati più responsabili e ridefinire, su nuove basi, il rapporto con essi.

In merito alla necessaria riforma della scuola un po’ più di coraggio sarebbe stato necessario per modifiche strutturali più profonde e anche per attenuare le resistenze del personale scolastico che, quando viene toccato, manifesta quasi sempre un fortissimo conservatorismo di fondo (parlo anche come insegnante in pensione che, quando nel 1999 Luigi Berlinguer immaginò che fossero maturi i tempi per la valutazione dei docenti, forse sono stato uno dei “quattro gatti” che difese il progetto). A mio parere, si sarebbe potuto intervenire in modo più radicale:

1. sulla valutazione del personale scolastico anche con esperti esterni e con rigorosi criteri;
2. per la modifica di molti programmi di studio, soprattutto nella scuola secondaria, e dell’organizzazione del lavoro scolastico (l’immissione in ruolo dei docenti per l’organico potenziato deve essere uno stimolo per sperimentare diverse modalità di lavoro, compresenze, divisione della classe in gruppi di livello per recupero e potenziamento,ecc e non per avere nelle scuole docenti che fanno solo qualche supplenza oppure giocano con tablet e cellulari );
3. per il potenziamento , con attività di laboratorio, della cultura scientifica;
4. per ridurre il divario Nord- Sud.

In relazione ad altre tematiche (sviluppo del Sud, giustizia, lotta alla corruzione e alla criminalità, battaglie culturali contro il femminicidio e la violenza sui deboli, ecc. ) capisco che, per la complessità delle questioni, occorrono iniziative non sporadiche e programmate nel tempo e che, solo, nel lungo periodo possono essere efficaci ma credo che nell’ambito culturale si possa fare di più. Ma queste puntualizzazioni non hanno niente a che fare con le critiche di coloro che, per partito preso, “sparano sempre sul pianista” di turno e attaccano le Istituzioni con rabbia e in modo qualunquistico; tutto ciò fa parte di un vecchio modo di fare politica perché si tende a scaricare solo su chi governa responsabilità che sono di molti e che vanno ricercate con severità ma anche con obiettività.

Spesso tanti populisti ma anche intellettuali, di destra e di sinistra, dimenticano che molti dei problemi attuali hanno origine negli anni settanta e ottanta, quando inizia il declino dell’Italia. Successivamente la situazione è andata via via deteriorandosi fino alla drammatica crisi degli anni 2008- 2011 quando l’irresponsabilità della destra (Berlusconi, Bossi e compagnia bella) porta l’Italia sull’orlo del fallimento, epilogo tragico evitato solo perché il governo Monti impose al Paese pesanti sacrifici. E ancora oggi, la stessa destra pensa che, con un po’ di maquillage, con qualche faccia seminuova (Salvini, Meloni, Toti, ecc. ) e con parole d’ordine nazionalistiche e iperpopulistiche possa far dimenticare tutta l’incapacità evidenziata in precedenza. L’esempio più evidente delle difficoltà della destra italiana nel comprendere i mutamenti sociali e culturali della società italiana è la posizione evidenziata nella discussione della proposta Cirinnà sulle unioni civili. Berlusconi e Salvini hanno pensato bene di trasformare tutto in “caciara” e, in modo strumentale, facendo partecipare alcuni dirigenti di 2° e 3° piano al Family Day si sono mostrati ai settori conservatori della Chiesa Italiana come i veri difensori della morale cattolica pur di racimolare qualche voto in più. E pensare che tra “bunga bunga”, doppi e tripli divorzi non sono secondi a nessuno. E cosa dire dell’irresponsabilità e della scarsa affidabilità del Movimento 5 Stelle nel percorso parlamentare del disegno di legge Cirinnà?

In definitiva, nonostante le critiche che si possono fare, il giudizio complessivo sul Governo non può che essere positivo diversamente da quello sul partito in cui sia la maggioranza, con il suo Segretario, che la minoranza non sono sempre state all’altezza della situazione.

A. Lo stato del partito dopo la “rottamazione”.
Non mi sembra che, al di là di un po’ di potatura di qualche ramo ormai secco, la cosiddetta rottamazione abbia prodotto grandi risultati soprattutto a Roma, Napoli e in altre zone del Centro-Sud dove molti personaggi chiacchierati sono ancora ben inseriti negli apparati burocratici e nelle amministrazioni locali. Non sono state fatte scelte coraggiose (anche a costo di perdere le elezioni in qualche regione o città ) come quella di mandare a casa personaggi forti ma discussi e discutibili.

Ma, fatta questa critica alla maggioranza del partito, è doveroso ribadire che anche alcuni personaggi usciti dal partito (Cofferati, Fassina, D’Attorre, Mineo, ecc.) ed i responsabili della minoranza interna (Bersani, Speranza, Gotor, ecc.) o politici come D’Alema e Letta non possono ergersi, oggi, a difensori senza macchia della trasparenza e della “moralità” di berlingueriana memoria. Erano forse distratti quando discussi personaggi del loro entourage occupavano i posti di comando nel partito e nelle Istituzioni facendo finta di appoggiare personalità come Veltroni per fare, spesso, solo i propri interessi personali o di gruppo? Non erano sempre loro al comando del PD quando, nel 2010, Penati e De Luca vennero candidati alle elezioni regionali, rispettivamente in Lombardia ed in Campania? Se ben ricordo, allora Bersani era Segretario del PD, Letta vice-Segretario e Bindi Presidente del partito, e Penati e De Luca avevano già avuto qualche comunicazione di indagine giudiziaria (anche se, per amore della verità, occorre dire che le indagini, a volte, non hanno riscontri di prove oppure vengono ridimensionate o peggio ancora sono servite solo a gettare fango su alcune persone non colpevoli). Ancora, l’ex Sindaco di Brindisi non era del Pd già prima del 2013?

E, allora, come si fa a dare sempre la colpa a Renzi di tutti i fenomeni corruttivi che hanno coinvolto personalità del partito negli ultimi venti anni? Non solo, ma anche la scelta di candidare quei 20-30 parlamentari cosiddetti “catto-dem” che, nella questione delle unioni civili, si sono mossi irresponsabilmente come partito nel partito, non può essere addebitata al solito “dittatorello” perché essa fu fatta con le primarie quando Bersani, Letta e Bindi erano al comando del PD. (Comunque, nel merito della questione della “stepchild adoption” che, per loro responsabilità è stata accantonata, voglio solo dire ai suddetti parlamentari che conosco molti cittadini cattolici di specchiata serietà ed onestà che ritengono tale norma non solo necessaria ma anche giusta e che il PD, a mio parere, essendo un partito laico deve essere aperto a tutte le idee e sensibilità rispettose di altre posizioni, ma non può e non deve mai essere clericale. Tutto ciò non è in contraddizione con le forti riserve che molti, anche nel partito, giustamente hanno in relazione alla pratica della maternità surrogata, in particolare quando sono coinvolte donne per motivi economici).

B. Il partito, maggioranza e minoranza, le regole per la coesistenza
Possono coesistere diverse anime e sensibilità in un partito? Certo che possono farlo ma a patto di accettare completamente l’esito dei congressi e delle primarie; se si accetta questo, allora gli sconfitti possono chiedere di discutere le questioni controverse o divisive ma non contrapporsi sempre alle decisioni democratiche dei vari organi del partito o dei gruppi parlamentari come hanno fatto alcuni ex-membri della minoranza (Fassina, D’Attorre, Mineo, usciti poi dal partito). Non è corretto cercare di fare un congresso permanente avente come obiettivo il ritorno a forme di contrattazione correntizia e/o spartitoria. Concordo pienamente con l’analisi di Gennaro Cucciniello sul suo blog ( “Due o tre cose da dire sulla cosiddetta minoranza del PD” del 4 aprile 2015 ):
<< Dovrebbe esserci una logica stingente in un partito che si dice democratico: gruppi o coalizioni di forze e di personalità, che sono portatori di idee e interessi e che, in una battaglia congressuale, sono stati sconfitti, dovrebbero accettare la sconfitta e prepararsi, con lo studio teorico e con l’impegno nella prassi, a vincere nella prossima sfida del 2017, collaborando nel frattempo lealmente col vincitore. Se in una competizione democratica uno vince e gli altri perdono, il vincitore non è tenuto a discutere all’infinito i contenuti della sua azione di governo; I governi poggiano su un programma che attuano attraverso le leggi e sono guidati dal segretario del partito più forte. Un sistema che si vuole mantenere sempre e solo consensuale è inevitabilmente irresponsabile e incapace di decidere; le grandi democrazie non funzionano senza leader. C’è nostalgia nel PD dell’accordo logorante tra capi-corrente e della cosiddetta “concertazione da caminetto”; una pratica che io lego strettamente anche ad un’organizzazione del Pd sul territorio che si è ramificata su cordate di cacicchi locali, di reti di interessi che si intrecciano con episodi di malcostume e di malaffare …. >> ( si veda anche, al riguardo, la recente indagine di Fabrizio Barca sul PD romano, dopo “mafia capitale” ).

Anche per quanto concerne la presunta “relazione segreta” tra Renzi, Lotti e Verdini ed il presunto patto in Sicilia con i “cuffariani”, al netto della spregiudicatezza e della furbizia del premier che, alla lunga, possono anche essere controproducenti, credo che la minoranza non possa continuare a lamentarsi sempre del cosiddetto “partito della nazione”, a chiedere a Renzi di rifiutare i voti del gruppo parlamentare di Verdini ( per amore della verità, a me sembra paradossale e contradditorio che Bersani e Speranza, negli ultimi mesi, continuino a parlare solo di un supposto ingresso di Verdini nella maggioranza di governo e facciano finta di dimenticare che lo stesso discusso personaggio appoggiava già, con il “santarellino” Berlusconi, il Governo Letta, e che Speranza, in quella fase, era il capogruppo dei deputati PD alla Camera ). La minoranza può e deve chiedere un accurato controllo, soprattutto nel centro- sud, sui nuovi iscritti e sui candidati alle primarie ma, per essere credibile come alternativa, deve dimostrare di saper fare una politica seria e rigorosa e non perdere troppo tempo ad “abbaiare alla luna”

C. C’è ancora speranza per un PD onesto, veramente democratico e moderno?
Non lo so, sono un po’ scettico al riguardo, ma credo che molto dipenderà non solo dall’evoluzione, spero positiva, della nostra economia e dall’applicazione effettiva delle riforme ma anche dalle scelte di Renzi e del gruppo dirigente del PD. Nel merito spero che mi sia permesso:

1. Di dissentire sulla scelta del Segretario di legare la sua carriera politica all’approvazione, nel referendum, della riforma del Senato; tale scelta, certamente, è giusta sul piano dell’assunzione di responsabilità ma rischia di spostare i termini della questione e di trasformare il voto dal giudizio sulla riforma in un giudizio sull’operato di Renzi come capo del Governo e come segretario del PD, anzi di portare tutti quelli che lo considerano antipatico a votare no;
2. di criticare una filosofia troppo disinvolta e selettiva nella formazione del gruppo dirigente. Credo che si debba cercare anche al di fuori della propria cerchia di amici e conoscenti (si pensi anche a personalità come Barca, Veltroni, Chiamparino, Visco, ecc.), non solo, ma ritengo doveroso, per un partito di centrosinistra moderno ma ancorato ai valori dell’onestà e del rigore morale, rimarcare con forza la necessità di sollecitare, non solo con le primarie, la partecipazione in un partito ancora troppo burocratico (una buona iniziativa, ad esempio, è stata l’apertura della nuova scuola di politica “Classe democratica” per la formazione dei futuri dirigenti del partito che ha coinvolto non solo la minoranza ma anche Veltroni, Livia Turco, ecc.). Per fare tutto ciò, credo che ci sia bisogno anche di maggiore trasparenza nei comportamenti di tutti. Come esempio, vorrei che si riflettesse un po’ di più sul caso della Banca Etruria che ha coinvolto la famiglia del ministro Boschi. Al riguardo è stato corretto l’atteggiamento del partito in relazione alla richiesta di dimissioni del ministro da parte delle opposizioni ma ho l’impressione che non si sia discusso abbastanza, nel partito, sui legami, a volte troppo stretti e disinvolti di alcuni membri dei Cda delle banche con dirigenti del partito. Nel merito, credo che si debba criticare il comportamento del padre del Ministro, il quale, dopo le discusse vicende degli anni 2012-2013 come membro del Cda della Banca Etruria, accetta, nel 2014, di diventare vicepresidente di una banca che è sotto indagine della Banca d’Italia e che è destinata al fallimento. Il signor Boschi, quando accetta la vicepresidenza, non sa che sua figlia è uno dei più importanti ministri del Governo Renzi e che anche solo un po’ di chiacchiere possono alimentare le diverse “macchine del fango” di destra e di sinistra? E, mi dispiace dirlo, ma, in questo modo, ha compromesso la carriera politica della figlia, soprattutto se ci saranno ulteriori risvolti giudiziari;
3. di consigliare al Segretario del PD di non personalizzare troppo tutte le battaglie, di essere un po’ più umile e rispettoso delle posizioni altrui perché si rischia di contribuire all’imbarbarimento ulteriore della vita politica. Può anche essere necessario un po’ di sano populismo per rispondere con determinazione alle invettive ed alle critiche di iperpopulisti come Salvini e Grillo ma occorre gestire meglio il rapporto con altre forze critiche ma non “nemiche”;
4. di non separare la giusta rivendicazione del primato della “buona politica” dalla necessaria rivalutazione delle competenze e del merito, dalla decisa lotta agli sperperi ed ai privilegi di tutte le “caste”, a partire proprio da quella dei politici che decidono, al contrario di tutti gli altri cittadini, i loro stipendi e vitalizi, talvolta in modo anche retroattivo, ecc.; i politici non devono considerare la “Politica” come fonte di arricchimento personale e, soprattutto nei momenti di crisi, devono dare l’esempio e quindi ridurre i loro introiti in misura maggiore rispetto agli altri lavoratori, legiferando anche, una volta per tutte, che siano Enti terzi e non loro stessi, a stabilire stipendi e pensioni;
5. di sperare nella costruzione di un gruppo dirigente forte e preparato che, nel desolante panorama italiano ed internazionale, nell’epoca della globalizzazione e dei poteri sovranazionali , delle democrazie deboli e delle sempre più numerose dittature, dei sempre più diffusi sentimenti antisistema, possa superare anche eventuali crisi di leadership nel partito.

Perché tutto ciò diventi possibile, credo sia necessario che, in particolare, tutti i Parlamentari italiani ed europei, i Consiglieri regionali, ecc. partecipino al dibattito interno senza timori riverenziali o soggezione ma con doveroso spirito costruttivo. Non aiutano, al riguardo, certi comportamenti di alcuni parlamentari della maggioranza più “realisti del re”: lasciamo gli “editti bulgari” a Berlusconi, il Pd può e deve criticare giornalisti ed esponenti della società civile che pensano di essere sempre i migliori ma non può e non deve chiedere di licenziare nessuno (anche se la battuta di Giannini sui “rapporti incestuosi” tra il ministro Boschi e la Banca Etruria non è certamente all’altezza della reputazione del giornalista). Ma la minoranza del PD non stia sempre a criticare Renzi solo perché qualche parlamentare che si dichiara “renziano” (Anzaldi, ecc.) ha il raptus della critica e, spesso, parla a vanvera. Bene hanno fatto i capigruppo Zanda e Rosato a stigmatizzare le parole di Anzaldi contro i vertici della Rai; un parlamentare, pur se componente di commissioni importanti, non può decidere da solo la linea del partito.

E per finire,un invito pressante a tutti i dirigenti ed ai parlamentari che, credo, sia condiviso da molti militanti e simpatizzanti:

– cerchino di essere sempre umili e responsabili, di studiare bene le questioni importanti, i decreti e le leggi, siano più presenti nella società e meno nei talk show ma, soprattutto, evitino di seguire ogni movimento di “pancia”e di assumere posizioni contrarie a tutto a prescindere, che non portano a nulla , se non a provocare, tra gli stessi storici elettori del Partito, perdita di fiducia e, spesso, un certo disgusto per ciò che sempre più appare come uno squallido teatrino!

– siano più attenti alle reali esigenze di tutti quegli elettori stanchi da tempo di votare PD “turandosi il naso” e che, in quanto tali, hanno il diritto di pretendere da un partito, che si definisce democratico, un serio e leale confronto interno, senza pregiudizi e senza i continui veti incrociati delle varie “fazioni” che rendono sempre più profondo il solco tra i cittadini e la politica portandoli verso l’astensione.

                                                                                                       

2 Commenti »

  • michele.gatta scrive:

    Indubbiamente quello di Antonio Cucciniello mi sembra un documento che presentato in un eventuale futuro congresso PD del 2017, assumerebbe un vero cartello politico che potrebbe accompagnare una candidatura alla guida del partito stesso. Lo trovo ampiamente obiettivo, non di parte, e soprattutto costruttivo e pieno di coerenza.

    Non entrando strettamente nel merito, appena ho letto la prima parte dell’articolo, quella riguardante i primi due anni dell’attuale governo, mi sono subito posto una domanda:
    “Se due anni fa il governo Letta fosse rimasto in carica, senza il passaggio di consegna della famosa “campanellina” fra l’ex Presidente del Consiglio e l’attuale Matteo Renzi, oggi l’Italia nell’Europa e nel mondo come sarebbe stata vista? Che credibilità avrebbe avuta nelle sedi internazionali? E ci sarebbero state le tante riforme (sicuramente non tutte obiettivamente indovinate, a dire il vero)? Ci sarebbero state le centinaia e centinaia di assunzioni a tempo indeterminato che negli ultimi giorni l’Istat ci ha comunicato?

    In pù mi domando:
    Quali personaggi politici oggi riscuotono più credibilità dell’attuale Presidente del Consiglio? Sarebbe Salvini il punto di riferimento su cui investire sul futuro italiano?

    Io da umile cittadino ho sempre creduto che un giudizio sull’operato di un governo, o di un’amministrazione o di una qualsiasi associazione, vada fatto con estrema obiettività senza pregiudizi di parte. Purtroppo questo pensiero, nella nostra amata nazione, sarà sempre più difficile che possa prendere forma e … sostanza.

    La delusione maggiore è che non si fa nulla per recuperare quella cultura dell’aggregazione che tanto bene farebbe alla nostra nazione.

  • redazione scrive:

    Antonio Cucciniello segnala alcune risposte, ricevute da dirigenti o parlamentari del PD, al suo editoriale. D’adda e Tocci sono della minoranza, Alfieri è un dirigente e Consigliere della regione Lombardia, Rosato è il Capogruppo del PD alla Camera, Pietro Ichino è un esperto del mondo del lavoro.

    _______________

    Gent.mo Antonio,
    la ringrazio moltissimo per il documento, l’ho letto ieri sera e devo dirle che condivido praticamente tutta l’analisi che lei fa.
    Ho molto apprezzato questo contributo, abbiamo, come parlamentari, bisogno di avere uno sguardo esterno che vada oltre il tweet ….che affronta con ragionamenti, approfondimenti, devo dire, sempre più rari in questo tempo.
    Ho una grande preoccupazione per questo. Mi chiedo…..a fronte di un mondo che è sempre più′
    complesso, che richiede conoscenze, capacità di rapportare il micro con il globale, di approcci sempre più intersettoriali in economia come nella salute.
    A fronte di tanta complessità e bisogno di approfondimento, quale sarà il sistema, la forma politica che permettera’ di leggere e rendere consapevoli i cittadini, la generazione dei nostri figli dei processi e le dinamiche della società ?
    quale sarà visto che , invece , parallelamente alla complessità cresce la superficialità, la brevità, la banalizzazione, la semplificazione nel rischiosissimo equivoco che se “semplifichi” allora il problema è “semplice” ..
    La saluto carissimo Antonio e grazie ancora….
    Andiamo avanti facendo tutto ciò che possiamo…
    Leana Pignedoli
    Senatrice
    ______________

    Buongiorno Antonio,
    ho letto con attenzione, e ci vorrebbe ben più di una mail per rispondere ai tanti quesiti e problematiche poste.
    Mi verrebbe da dire, come minoranza, che se non avessimo votato, noi in senato, tutte le fiducie, il governo non sarebbe in piedi. Magari non toglieteci la libertà di parola. Il Pd è nato come partito plurale, non come il partito del pensiero unico.
    Per il resto sono molto d’accordo su alcuni punti, e disponibile ad un confronto nel merito.
    Però questi confronti andrebbero fatti nelle sedi di parto, magari nelle assemblee degli iscritti. Se il segretario provinciale è d’accordo , potresti proporglielo.
    Sempre a tua disposizione, con amicizia
    Erica D’Adda
    Deputato della provincia di Varese

    ______________

    Oggetto: Documento sul PD
    Gent.mo Antonio,
    grazie per averci scritto e per le tue riflessioni.
    Un caro saluto,


    Segreteria Matteo Renzi
    Segretario Nazionale Partito Democratico
    Via Sant’Andrea delle Fratte, 16
    00187 Roma
    ________________

    Caro Cucciniello,
    ho letto con molto interesse il documento, apprezzandone molto l’organicità e la completezza. Su molte delle sue affermazioni concordo pienamente.
    Segnalo che ci sono due paragrafi contrassegnati con la lettera B.
    Cordialmente
    Pietro Ichino
    ________________

    Grazie Antonio, leggeró con attenzione le tue riflessioni (mi sono permessa di dare del tu e chiedo di fare altrettanto con me).

    A presto,
    Maria Chiara D’Adda
    Deputato della provincia di Varese

    ____________________

    Grazie Antonio, condivido il tuo ragionamento, non solo per le singole valutazioni ma per lo spirito di partito che lo pervade; ne avremmo tanto bisogno.
    Walter Tocci
    Senatore

    ______________________

    Caro Antonio,
    Ho letto il documento e ne condivido gran parte. Grazie per le analisi e la fiducia che dimostri. Non aggiungo ne’ controdeduco: abbiamo molto da lavorare.
    Buona giornata
    Mauro Del Barba
    senatore

    _______________

    Grazie compagno della tua riflessione e dei tuoi consigli,per quanto possibile riporterò a tua lettera all’attenzione della direzione.
    Un affettuoso saluto
    On-Michele Ragosta
    PARLAMENTARE DI SALERNO

    _______________________

    Grazie Antonio per la tua lettera. Condivido molti punti da te portati come esempio. Anche le critiche a Renzi. Sono convinto che intorno al premier non servano servi sciocchi ma leali collaboratori che lo consiglino con autorevolezza. Credo poi che il tema centrale sia il Partito, anche alla luce di un esperienza governativa che all’apparenza ha scadenza nel 2018 ma che potrebbe interrompersi prima; dovremmo arrivare pronti a quel momento avendo fatto crescere una classe dirigente radicata e rispettata dal territorio pronta ad assumersi tutte le responsabilità di una “fase due”, qualora vincessimo le elezioni, ancora più forte e decisa sulla frontiera del cambiamento. Tutto questo si può fare investendo nel partito, nei suoi iscritti e nei suoi simpatizzanti, nelle tante sue energie e competenze.
    Il tuo contributo è prezioso Antonio e ti ringrazio nuovamente. Avrò poi modo di risponderti in maniera più incisiva su altri temi che sollevi con le azioni del PD lombardo che metteremo in campo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.

    Spero a presto,
    Alessandro Alfieri
    Segretario Regionale del PD e Consigliere Regionale della Lombardia

    _____________________

    Gentile Antonio,
    ogni contributo ragionato e anche critico è ben accetto.
    Partendo da numeri parlamentari che non giocavano a nostro favore, siamo riusciti ad approvare, in questi mesi, riforme importanti in diversi settori del nostro Paese: dall’assetto istituzionale, al lavoro, alla pubblica amministrazione.
    Era essenziale dare un segnale di discontinuità e fare modifiche strutturali che rendessero l’Italia più competitiva. Non abbiamo fatto leggi perfette: quelle esistono solo nei cassetti. Ma abbiamo fatto passi importanti con coraggio e determinazione, e i risultati (penso ai dati sull’occupazione, e da ultimo le notizie di oggi) ci stanno dando ragione.
    Due sottolineature che mi preme fare, leggendo il suo scritto. E’ vero che il bonus di 80 euro ai 10 milioni di italiani rientra nella spesa sociale, ma ha gli tessi effetti di una riduzione delle aliquote IRPEF, e comunque è stato concentrato sui redditi medio-bassi. Stesso discorso vale per l’abolizione dell’IMU e della TASI che ha escluso le categorie delle super ville, per rispettare un principio di equità sociale.
    Se mi chiede, infine, perché legare questo governo alla riforma costituzionale, le rispondo che la riforma costituzionale è la missione di questa legislatura, quindi il legame tra referendum costituzionale e governo è intrinseco. Non possiamo fallire.
    Cordiali saluti
    Ettore Rosato

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