Parzanese e l’antico rito della “Vacca di Fuoco” a Bagnoli
18.08.2015, Articolo di Domenico Cambria (tratto da Il Quotidiano del Sud)
Con la festività di S.Rocco, unitamente a S.Domenico e S.Lorenzo, termina domani (domenica 16 agosto, ndr) triade delle festività religiose a Bagnoli, che per quasi tutta l’estate sono state l’attenzione generale della popolazione, legate ognuna ad avvenimenti particolari che a suo tempo posero il paese all’attenzione generale irpina. A questi tre avvenimenti, occorre aggiungere la festività dell’Immacolata, che in genere si celebra a metà giugno, legata anch’essa ad avvenimenti particolari, per farci capire che almeno qui a Bagnoli l’estate è passata e che occorre dedicarsi al lavoro: per chi ha il castagneto la roncatura in attesa della caduta del prelibato frutto, quindi della Sagra, prevista come sempre per l’ultimo sabato e l’ultima domenica di ottobre, la raccolta delle patate in montagna, altro. S. Rocco in genere è considerata la festa dei pastori in quanto da sempre gestita da questi.
La sera del 16, in piazza, la famosa “Vacca di fuoco”, una vacca di cartapesta riempita di petardi e fuochi d’artificio, la si fa girare intorno alla piazza tra gli schiamazzi dei più piccoli e le urla dei grandi, attenti a non essere investiti dalle scintille che schizzano un po’ ovunque. Se la manifestazione non è come Pamplona, poco ci manca. Ma, anticamente, la festa era proprio come quella di Pamplona. Cosa c’entra Pamplona con Bagnoli? C’entra… c’entra, perché quando il regno delle 2 Sicilie fu conquistato da Francesco d’Aragona nel 1450, il re vendette ai Cavaniglia la contea di Montella. Ma i Cavaniglia preferirono abitare a Bagnoli in quanto munito di castello. Da questo il grande sviluppo di Bagnoli prima nel commercio e nelle arti, successivamente nella cultura per l’erezione del convento di S.Domenico.
Chi ci dice questo e ci fa capire le origini della “vacca”, è il famoso poeta e religioso arianese Pietro Paolo Parzanese il quale, nell’anno 1835 fu invitato a Bagnoli dal parroco Titta Buccino per tenere un panegirico in occasione della festa di S.Lorenzo. Di questo viaggio il Parzanese ne scrisse i minimi dettagli, al punto che dopo la sua morte (1852), lo scrittore arianese Lo Parco tradusse il tutto in un libro dal titolo “Parzanese: Viaggio in Irpinia”. Il titolo devia un po’ le intenzioni del poeta in quanto il viaggio non è in Irpinia ma a Bagnoli. Il Lo Parco, prima di scriverlo si recò a Bagnoli per conoscere meglio il paese, cercando attraverso i suoi uomini più illustri di ripercorrere i giorni del poeta ed essere così il più vicino possibile alla realtà. Nella sua prefazione, le lodi e il ringraziamento verso Bagnoli si sprecano. Che racchiudiamo in poche righe: <…tra i valorosi e benemeriti figli viventi di Bagnoli e della provincia di Avellino: il Cav. Salvatore Pescatori, direttore dell’Archivio Provinciale di Stato e della Biblioteca “Capone”, al quale si deve tale pubblicazione, in quanto, avendo egli appreso delle mie opere sul Parzanese e che ero in possesso del componimento inedito sui viaggi a Bagnoli o Bagnolo, si adoperò affinché, messi da parte tutti gli altri miei studi, io mi decidessi a pubblicarli>. E’ chiaro che il Pescatore inviò al Lo Parco “libri rari e notizie peregrine”, affinché fosse stato possibile tracciare un’immagine quanto più realistica possibile di quel viaggio. Ed il Lo Parco continua in questi termini verso gli abitanti di Bagnoli: <l’Onorato Uomo Signor Luca Bucci, appassionato cultore delle patrie memorie, il quale, con singolare cortesia e con esattezza e perspicuità ammirevoli, ha risposto a tutta una serie di quesiti storici e folcloristici da me prepostigli>.
Il Lo Parco, nella sua introduzione, spiega giustamente le ragioni del suo “viaggio”, se si pensi che Bagnoli ed Ariano sono posti agli antipodi del territorio Irpino: Bagnoli a confine con Acerno, in un ambiente prettamente montano, per tanti versi ancora misterioso, classico di quell’Hirpinia sannita racchiusa nei suoi monti, Ariano invece a confine con il territorio foggiano, tra messi di grano e campi dal sapore del fieno, a ricordare un’agricoltura e un tenore di vita opposto all’altro. E così si esprime il Lo Parco: “Ora, di questo eccezionale giovane oratore, di cui, a ventisei anni non compiuti, già molto sonava il nome in tutti i paesi dell’Irpinia, volle apprezzare ed ammirare le lodi non comuni anche “la terra di Bagnuolo”, posta quasi all’estremo confine meridionale di essa, cioè “vicino alla sorgiva del Calore”, che, dividendo verso Austro i due Principati Citra ed Ultra, va a terminare il corso verso tramontana.
E di questo desiderio della cittadinanza si rese interprete la insigne Collegiata, come par verosimile, per mezzo dei due autorevoli canonici di essa amici del Parzanese: don Domenico Buccino, zio del caro “Titta”, e don Domenico de Rogatis, ottimo per mente e per cuore della illustre famiglia a cui appartenne Saverio de Rogatisi delicato traduttore di Anacreonte ed ingegno di molta erudizione fornito”. Ritornando a noi, Parzanese, che doveva rimanere a Bagnoli per soli tre giorni, vi rimase invece una settimana, visitando le sorgenti del Calore, il convento di S.Francesco a Folloni e il lago Laceno, dove addirittura si abbandonò in una specie di estasi.
Gli appunti del Parzanese sono pieni di lode per Bagnoli e i bagnolesi, prima di giungere alla famosa “vacca di fuoco”.