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La mia lunga strada verde. Ricordi della transumanza

12.08.2015, Il libro

Giovedì 13 agosto alle ore 18:30 presso il Cinema Comunale a Bagnoli Irpino l’associazione socio culturale “Palazzo Tenta 39” presenta il libro di Rocco Varallo “La mia lunga strada verde. Ricordi della transumanza”. A cura di Paolo Saggese ed edito da Digitalgraphic.

Saluti: Giulio Tammaro, presidente di PalazzoTenta39; Grazia Maria Lepore, assessore alla Cultura del Comune di Bagnoli Irpino. Modera: Ermenegildo Parenti. Intervengono: Aniello Russo, scrittore; Raffaele Patrone, dottore veterinario; Luciano Arciuolo, dirigente scolastico; prof. Giuseppe Dell’Angelo. Concludono: Rocco Varallo e Paolo Saggese.

Nel corso della serata Rocco Varallo racconterà la sua infanzia e giovinezza a Bagnoli e Aniello Russo ricorderà la transumanza nel corso dei secoli.

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LE FOTO

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Ecco alcune note dall’introduzione del libro, firmate da Paolo Saggese

Introduzione

Il futuro ha un cuore antico.
Carlo Levi

“Ci sono momenti della vita di un uomo, in cui si impone, forte, la necessità di “raccontarsi”, di raccontare alle nuove generazioni e, magari, a quelle del futuro la propria esistenza, non solo perché questa vicenda, che è la propria vita, ma che rappresenta la vita di migliaia o di milioni di altre persone, non vada “perduta”, ma anche perché in quelle “storie” ogni lettore potrà trovare insegnamenti, esperienze, valori etici, che potranno servire all’uomo di oggi e di sempre.
Questo momento è venuto per Rocco Varallo (classe 1942), che da alcuni anni mi sollecitava, esprimendo il desiderio di raccontare la sua esperienza di giovane “vaccaro” o meglio “padroncino”, che accompagnava padre e zii, insieme ai cugini e ad altri “transumanti”, in questi faticosi e talvolta avventurosi “viaggi”, le famose transumanze, tra Puglia, Irpinia, Lucania, Molise, Abruzzo, valicando colline o alture, seguendo i tratturi o costeggiando fiumi o percorrendo rotabili, dormendo all’aperto o in ripari di fortuna e condividendo con i grandi fatica e responsabilità.
Qui, è raccontata in modo sommario una parte di questa vita, che va grosso modo dal 1953 sino agli ultimi anni ‘60, con qualche episodio che arriva fino al 1978 e oltre: venticinque anni di vita complessivamente.
Ripeto, nel raccontare, Rocco descrive la “storia” della famiglia Varallo, che da generazioni, che si perdono nella memoria, era proprietaria di mandrie di vacche e praticava la transumanza, ma insieme racconta l’esistenza e la “storia” di migliaia di altre famiglie, che hanno praticato questo lavoro – che tutt’ora lo praticano -, e che ha dato sostentamento, talvolta benessere o ricchezza, a molti, ha garantito un futuro, spesso mettendo a dura prova non solo la resistenza fisica alla fatica, al freddo, al caldo, alle intemperie, ma anche le energie mentali e le “tenute” psicologiche. Nel raccontare la transumanza, tra l’altro, si descriveranno in parte anche i luoghi, le economie, i costumi e le tradizioni culinarie di quel mondo: si cercherà, insomma, nel limite del possibile, di raccontare un “microcosmo” nel suo complesso. In tal senso, verranno in aiuto a sostenere la memoria di Rocco amici di un tempo o di oggi, che forniranno utili testimonianze su Montella, sulla Valle del Calore oppure su alcuni luoghi di passaggio dei “transumanti” per l’Irpinia, il Molise, l’Abruzzo …
Questa “storia”, che sono tantissime storie, doveva essere raccontata: non abbiamo, infatti, notizia di un libro analogo almeno per l’Alta Valle del Calore.
È anche un messaggio, che si vuole indirizzare alle nuove generazioni, e che in sostanza si può così sintetizzare: ogni uomo, a seconda del momento storico, in cui vive, deve affrontare una sfida, come quella che oggi devono affrontare i giovani in un momento di forte crisi economica. L’importante è non perdersi d’animo, pensare al futuro con speranza, con fiducia, con decisione e cogliere le opportunità, che la vita ci riserva, pensando che le “cose” potranno in futuro andare meglio: l’importante è credere e volere che ciò avvenga. Carlo Levi, infatti, scriveva: “La paura è il contrario della libertà”; insomma, per essere liberi e costruirsi il futuro, bisogna liberarsi delle paure.
Questa “memoria” è, d’altra parte, consegnata al futuro: tra venti, trenta, cinquant’anni, forse non si avrà più nessun ricordo di ciò, che si racconta nelle pagine, che seguono. Soprattutto coloro che sono nati dopo il 1950, senza parlare dei più giovani, non hanno vissuto le esperienze e le vicende, che Rocco qui descrive. Ecco, il libro è rivolto a tutti coloro, che, oggi o in futuro, hanno desiderio di conoscere quella parte della storia umana, che spesso non si trova nei libri, e che non meno rappresenta la nostra storia.
Esprime, questo libro, anche un auspicio: si vuol dire alle nuove generazioni che il popolo irpino ha tratto sostentamento da sempre dalla terra, dalla montagna, dalla fatica e dal sudore di lavori umili e nobili. Ecco, non voltare le spalle alla terra, dedicarsi al lavoro dei campi o all’allevamento con metodologie moderne non significa guardare al passato, significa ricavare dal passato i segreti per le sfide del futuro. Non a caso, ancora Carlo Levi scriveva: “Il futuro ha un cuore antico”.
Devo dire, d’altra parte, che chi come me appartiene a quella generazione, che non ha esperienza dei ricordi di Rocco, e che per tradizione familiare si ricollega alla civiltà contadina e poi, da due generazioni, all’attività professionale, ha conosciuto da questi racconti tutto un mondo, che quasi ignorava completamente. Ne ha tratto preziosi stimoli per riflessioni future, ha meglio compreso una parte di quel mondo irpino, che ignorava, ha più solide le coordinate della nostra terra.
Perciò, sono grato a Rocco per queste chiacchierate estive, che mi hanno distolto in parte da “sudate carte” per immergermi in altre vite.
D’altra parte, come già accennavo, un aspetto importante della testimonianza di Rocco è che quest’ultimo non rinnega assolutamente nulla della sua vita, delle sue origini, del suo lavoro di una volta. Anzi, è convinto che questa attività non solo abbia garantito il futuro di tante generazioni, ma possa essere ancora oggi, per i nostri giovani e per chi abbia desiderio di lavorare, di sacrificarsi, di “scommettere”, una possibilità di sviluppo e di benessere. Ovviamente, oggi le regole di lavoro, i meccanismi del mercato, sono completamente differenti rispetto a cinquant’anni fa. Ad esempio, occorrerebbe stilare un disciplinare di produzione, pensare ad un riconoscimento IGP o DOP dei prodotti caseari dei Monti Picentini, per sfruttare al meglio questa tradizione secolare o millenaria e creare valore aggiunto ad un’economia già florida in questo ambito, ma non ancora sfruttata al meglio. Anche di questo si parlerà nel libro, ovvero di possibili sviluppi economici futuri. Anche queste sono sfide da affrontare in modo adeguato.
Perciò, racconteremo fugacemente alcune delle possibili opportunità non ancora prese in considerazione in questa Valle del Calore ricca di una “Madre natura” capace di dare non solo da vivere ai propri figli, ma di incantarli con la sua bellezza lussureggiante.
E non è finita qui, perché Rocco ci ha preso gusto, e già progetta un secondo volume sull’economia di Montella nei decenni passati …
Buona lettura!

Montella, 26 luglio 2014”

LA LOCANDINA

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