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Oltre il 27 gennaio 2015: intervista a Miriam Rebhun

10.02.2015, A cura di Federico Lenzi

Si è da poco conclusa la due giorni dedicata alla memoria organizzata dall’”Itis” di Bagnoli Irpino, in collaborazione con il locale “Istituto Comprensivo superiore di primo grado Michele Lenzi”, l’”Associazione Culturale Palazzo-Tenta39” e l’”Associazione Culturale Bagnoli è Amore”. Manifestazione che ha visto rivalutare e riscoprire la figura del colonello Cione con il locale quartiere ebraico. Inoltre, nella giornata conclusiva sul palco del cinema comunale si sono alternate figure di grande spessore: dalla prof. Miriam Rebhun fino allo spettacolo “Racconta” a cura di Francesca Gatto. Svoltosi in mattinata l’evento è stato perso da molti nostri lettori impegnati al lavoro. Quindi, abbiamo deciso d’intervistare la prof. Rebhun autrice del libro “Ho inciampato e non mi sono fatta male” e di un profondo discorso nel corso della manifestazione.

Per chi non lo sapesse la prof. Miriam Rebhun è una testimone di seconda generazione della “shoah”: ha ricevuto il ricordo dai genitori, in seguito è ritornata nella terra promessa; per poi rientrare in Italia e ricominciare un percorso alla ricerca delle sue origini. Da questo percorso ha visto la luce il suo romanzo “Ho inciampato e non mi sono fatta male”. Un bellissimo libro di narrativa che v’invitiamo a leggere. Ebbene, abbiamo realizzato una lunga intervista alla professoressa spaziando dalla memoria fino ai temi di più scottante attualità e a quelli inerenti il nostro territorio.

1) Ci parli di suo padre Heinz e della brigata ebraica che aiutò gli anglo-americani a risalire l’Italia; e poi del ritorno ad Haifa nella terra promessa.

Mio padre Heinz , che insieme al fratello gemello Gughy, si era rifugiato in Palestina nel 1936 per sfuggire alle leggi razziali naziste, all’inizio della seconda guerra mondiale , come altri 30.000 giovani uomini e donne ebrei che risedevano in quella regione sottoposta all’amministrazione britannica , si arruolò come volontario per combattere al fianco degli Inglesi contro la Germania. Era un tecnico, un elettricista e faceva parte di un corpo di genieri. Sbarcò in Italia nel 1943 , era di stanza a Napoli quando conobbe Luciana Gallichi, una ragazza ebrea napoletana , nel 1945 si sposarono , nel settembre dello stesso anno , a guerra finita, Heinz con la sua Brigata, che dal 1944 si chiamava Brigata Ebraica, dovette far ritorno in Palestina , mia madre dovette aspettare i documenti necessari per raggiungerlo e così io nacqui a Napoli nel   Maggio del 1946 . Nel  luglio del 1946, mia madre di 22 anni ed io di 2 mesi , raggiungemmo mio padre in Palestina e ci stabilimmo con lui nella città di Haifa.

Nel Gennaio del 1948 mio padre, mentre si trovava su un autobus per andare al lavoro,  fu ucciso da un colpo di un  cecchino arabo. Mia madre ed io rientrammo in Italia.

Il 14 maggio del 1948 fu proclamato lo Stato di Israele , con l’approvazione degli USA, dell’URSS e  di molte altre nazioni, tra cui l’Italia.  Il fratello Gughy morì in battaglia nel maggio dello stesso anno , 15 giorni dopo la fondazione dello Stato di Israele,  nella I guerra di Indipendenza che vide il nuovo stato attaccato dagli eserciti degli stati confinanti, Egitto,Libano, Siria, Transgiordania,, Irak ,Yemen ed Arabia Saudita.

Mi scuso per questa risposta così lunga, ma non si può parlare di questi argomenti senza inquadrare il contesto storico , ed è necessario chiamare  i luoghi con il loro nome. “ Terra  promessa” è una dicitura di carattere religioso, il teatro degli avvenimenti è stato la Palestina, regione del crollato Impero Ottomano e Israele, lo stato fondato dagli ebrei lì residenti da sempre, da quelli in fuga dalla Germani nazista, dai paesi da essa occupati e dall’Italia fascista ed infine dagli ebrei sopravvissuti alla Shoah.

2) Passiamo ora a “Maus” la storia dell’olocausto raccontata nel fumetto di Art Spiegelman: nel fumetto e nelle interviste dell’autore sembra che per molti non sia stato più facile ritornare a una vita normale. Soprattutto emerge che per alcuni il 27 gennaio sia divenuta una specie di ossessione a cui presenziare. Non le sembra che spesso questa giornata diventi una formalità e che il messaggio che si vuol lanciare nasca e muoia nell’arco di quelle ventiquattro ore?

Tranne le eccezioni che si riscontrano in qualsiasi fenomeno,  credo che nella maggior parte dei casi gli ebrei abbiano reagito alla Shoah coltivandone la memoria, ma principalmente  impegnandosi a vivere e a guardare avanti sia nella diaspora che in Israele. Per molti anni, tranne poche testimonianze letterarie,  i racconti di quel terribile periodo sono rimasti nell’ambito delle famiglie e solo quando alcuni storici negazionisti  hanno messo in dubbio la veridicità degli stermini, molti ebrei, tra cui anche io, hanno cominciato a raccontare le loro storie di famiglia. Presenzialista è chi impone la propria presenza, per quanto riguarda  gli ebrei , quelli che vanno nelle scuole vengono invitati e forniscono la loro sofferta  testimonianza  con l’intento di mostrare ai più giovani a cosa possono portare i pregiudizi, il razzismo, l’antisemitismo, la Xenofobia che tuttora ed in modo sempre più invasivo e violento affiorano anche nelle nostre “evolute” società.

Se il giorno della Memoria si esaurisce in un solo giorno con qualche frase di Primo Levi e tanti “mai più” ripetuti come un mantra, senza una preparazione precedente curata dai docenti e senza un successivo lavoro di riflessione, è una giornata completamente inutile. Se la rievocazione della Shoah  aiuta  ad addentrarsi in un passato imprescindibile per la conoscenza dell’Europa e a guardare ai pericoli del presente e chi  organizza  lo fa con questo scopo, le giornate dedicate a queste attività non costituiscono un inutile cerimoniale, ma un attività di grande valore didattico.

3) Cosa ne pensa del rifiorire di sentimenti antisemiti negli ultimi anni? Ricordiamo ai lettori che alcune settimane fa le autorità francesi hanno arrestato il comico Dieudonne, noto per i suoi interventi contro gli ebrei.

Il manifestarsi dell’antisemitismo e della Xenofobia in genere e specialmente la sua diffusione via web, canale a cui accedono facilmente molti giovani che di Storia sanno molto poco, mi rattrista e mi spaventa. Penso che chi usa questi argomenti  in maniera provocatoria ed offensiva vada perseguito secondo la normativa vigente nel paese, ma principalmente ritengo che la scuola, i mezzi di comunicazione di massa, le istituzioni politiche e religiose devono combattere questo fenomeno che è indice di ignoranza e di scarso senso democratico.

4) Lei è un influente esponente della comunità ebraica napoletana, pertanto ci esponga qual è attualmente la condizione e l’integrazione della comunità ebraica in Italia.

Io sono un membro della Comunità ebraica di Napoli che , insieme ad altre 20 sparse in Italia, fa parte dell’UCEI( Unione delle Comunità Ebraiche d’Italia) .    Non sono influente, partecipo alle attività che mi sembrano utili a far conoscere la cultura ebraica e, se esprimo delle opinioni, lo faccio a titolo personale .

La minoranza ebraica, presente in Italia fin dai tempi dell’Impero Romano è sempre stata un esempio di integrazione, nel senso che ha sempre rispettato le leggi dello stato  continuando , nell’ambito di comunità e famiglia, ad osservare i suoi precetti religiosi, senza fare proselitismo , senza creare problemi di ordine pubblico. Quando agli ebrei è stato permesso di partecipare alla vita politica ed alla difesa e quando hanno avuto il permesso di accedere alle professioni hanno contribuito efficacemente  all’avanzamento del paese. ( cfr. il numero di ebrei garibaldini, il numero di militari ebrei caduti nella I guerra mondiale, il numero di intellettuali e scienziati che con la loro opera hanno fatto onore alla nazione di cui sono cittadini) Le leggi razziali fasciste del 1938 hanno disconosciuto questi precedenti ed hanno fatto degli ebrei dei cittadini non aventi diritti.

Nel dopoguerra la Costituzione  della Repubblica  ha posto riparo a questa e ad altre storture imposte dalla dittatura fascista. Dal 1987 i rapporti tra lo Stato italiano e l’UCEI sono regolati da un’INTESA, (cfr. con i Patti Lateranensi che regolano i rapporti tra Stato e Chiesa Cattolica).

5) Il “Centro Studi Primo Levi” ha ritrovato i documenti che Giovanni Palatucci, secondo gli storici locali, avrebbe dovuto distruggere per salvare gli ebrei. Dai documenti ritrovati risulta, invece, che a Fiume erano presenti 500 ebrei e 412 vennero inviati dal prefetto montellese nei campi di Auschwtiz. Come si sta muovendo la comunità ebraica e lo “Yad Vashem” sul tema?

Non conosco le ultime vicende nei particolari e così, consultando internet,  ho appreso che lo Yad Vashem  nel 2014 ha ribadito la validità del titolo di Giusto per Giovanni Palatucci.  Non mi risulta che l’UCEI si stia muovendo in alcun modo, perché non rientra nei suoi compiti, ma in quello degli storici che devono trarre le loro conclusioni dopo un accurato studio della documentazione .

6) Nel nostro paese è stata portata a visitare il quartiere ebraico, come lo ha trovato? Come possiamo far di più, con l’aiuto della comunità ebraica, per approfondirne le conoscenze storiche e valorizzarlo?

Ignoravo l’esistenza della Giudecca di Bagnoli Irpino che ho trovato molto pittoresca ed interessante .  Come per altri piccoli centri italiani penso che sia importante valorizzare questi luoghi curando prima la stesura dei fatti salienti che ne determinarono la nascita, lo sviluppo e la decadenza affidandosi a storici locali che possono reperire la documentazione negli archivi e in altre istituzioni . Contemporaneamente  consiglierei  di rivolgervi all ‘ Università Orientale di Napoli dove opera un importante Centro di Studi Ebraici, alla Comunità di Napoli con la quale potete sicuramente collaborare  ed all’ UCEI . Consiglio di prendere un appuntamento e portare anche i primi risultati delle vostre ricerche, foto e quanto altro credete necessario.

La prima domenica di Settembre si organizza in tutta Italia “la Giornata della Cultura Ebraica” , questa potrebbe essere l’occasione per organizzare visite guidate e creare interesse intorno alla specificità del vostro bel paese.

7) Alcuni importanti esponenti della comunità ebraica come lo scrittore Amos Oz hanno spesso sottolineato come tra israeliani e palestinesi prevalgono alcune minoranze nazionaliste, che spingono le intere nazioni a una guerra perenne. Non crede che rispondendo alle provocazioni di Hamas (lancio di missili e tunnel) si faccia il suo gioco? Si lascia così che le frange estreme vadano al potere e rispondano radendo al suolo interi quartieri, uccidendo donne e bambini e anche operatori internazionali (si ricorda che quest’estate sono morti operatori umanitari, tre addetti della stampa e in questi giorni è stato ucciso un casco blu dell’Onu). Non crede che questa follia collettiva in Medio-Oriente vada ad infangare e sminuire il significato stesso del messaggio di questa giornata della memoria? Cadendo nelle provocazioni dei fondamentalisti di Hamas?

Israele è uno Stato democratico in cui tutti i cittadini hanno la libertà di esprimere il loro pensiero ed il diritto di votare  per la formazione politica secondo loro più adatta a gestire il presente e a garantire il futuro della loro piccola  nazione .  Il  lancio di missili ed i tunnel costruiti per far passare terroristi ed armi da Gaza in territorio israeliano secondo me non si possono definire “provocazioni “ a cui non “ fare gioco” . Si tratta invece di azioni organizzate anche con il supporto di forze esterne  che causano vittime e paura e,  con il loro incessante ripetersi , rendono sempre più difficili le possibilità di un dialogo teso alla pace. Non tutti sanno  che Hamas e l’Autorità palestinese non riconoscono Israele come Stato, che sugli atlanti scolastici in loro uso  Israele non esiste. Per dialogare bisogna essere in due , ma se una parte non riconosce neanche l’esistenza dell’altro il dialogo e la pace , purtroppo , non possono che allontanarsi. Comunque , a titolo personale , io penso che ci vorrà tempo ma , specialmente se  le altre nazioni , Europa in primis, si impegneranno come mediatori e non faranno , come finora hanno fatto, il tifo per una o l’altra parte, quest’area si pacificherà con indubbi vantaggi  per tutti e due i popoli.

Mettere in relazione i temi del Giorno della Memoria con l’attuale situazione in Medio Oriente , con l’abusato parallelo delle “ vittime che diventano carnefici” mi sembra un accostamento  veramente insostenibile. Diverse sono le cause e molto diverse le modalità   . Secondo me si tratta di due fenomeni  particolarmente complessi per i quali, prima di emettere giudizi, i bisogna avere buone conoscenze storiche, conoscere gli antefatti e non limitarsi solo alla cronaca ed ai reportages giornalistici. Per favorire la pace bisogna valutare le difficoltà di due popoli, l’ebraico ed il palestinese , che hanno subito negli anni , per motivi diversi, terribili ingiustizie .

8) Tra le due guerre mondiali la convivenza fra ebrei e musulmani era pacifica. Ancora oggi ci sono bellissime storie di amicizia, d’amore e di collaborazione tra i due popoli. Tutto il mondo auspica una capitale per tre religioni, dove il messaggio di pace e di tolleranza trionfi; in opposizione alle barbarie dei nazionalismi della seconda guerra mondiale. Pensa che questa resterà per sempre un’utopia?

In Israele vivono circa sette milioni di cittadini,    1 milione e mezzo sono arabi . L’80% della popolazione è di religione ebraica, il 14,6% è di religione musulmana, il 2,1% e, di religione cristiana, il 3,2%. Tutti sono liberi di professare la loro religione. Da anni la situazione è molto tesa, ma nel corso della Storia le situazioni mutano. L’Europa ha  conosciuto secoli e secoli di guerre, ed ora l’utopia mazziniana dell’ Europa Unita si va man , mano realizzando.  Tutti auspichiamo che concordia e collaborazione  diano tregua a due popoli che vivono da anni sotto costante pericolo, spendendo le loro migliori energie in azioni di offesa e di rappresaglia, perdendo vite umane ed alimentando il fanatismo , ma bisogna capire che si tratta di processi  lenti e difficili per i quali è molto facile dare giudizi vivendo fuori , non essendo sottoposti a pericoli giornalieri e a lutti .

                                                                                                       

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