Corrispondenza estate 2014 con Nello Parenti (prima parte)
10.11.2014, Il racconto (di Alfonso Nigro)
PREFAZIONE. Questa corrispondenza è iniziata quando curiosando su Face Book, postatevi dall’amico Nello Parenti, ho trovato le foto di Riccardo Trillo che riprendevano aspetti della vita quotidiana nella Bagnoli degli anni ’50.
Soggetti preferiti dal nostro caro e un po’ bizzarro fotografo erano soprattutto donne, giovani e vecchie, sposate e zite, di ritorno dalla campagna per strade sterrate e polverose, che posavano serie, sorridenti e anche divertite, cu li cianfitti a li pieri, lu sinale, lu maccaturu e lu truocchiu, mentre purtavene ‘ncapu sacchi re patane, levene, paglia e fienu, sicchi, varliri, conche, canestre e stari re frutta. E anche uomini con carriole, pichi e pale, impegnati in cantieri a Bagnoli e Laceno per la costruzione di strade, ponti, acquedotti, fogne e case popolari.
Vedere quelle foto è stato come premere il tasto replay del mio video registratore in disuso che giaceva dimenticato e impolverato nel punto più recondito della mia libreria. Ho rivisto luoghi e persone familiari di cui da tempo avevo perso ogni cognizione, ma che invece erano semplicemente memorizzati ed immagazzinati nel mio ippocampo, in attesa di un evento che li avesse fatti riemergere nella mia memoria.
Prima di allora non avevo mai visto queste foto, perciò grande è stata la mia emozione, come una <carezza dell’anima>, vedere in una di esse mio padre operaio in un cantiere: si è risvegliato il mio spirito bambino e mi ha dato l’illusione che in fondo da allora non era passato poi molto tempo.
In un’altra foto ho riconosciuto il prof. Giudice, siciliano, che per la sua magrezza era da noi soprannominato Spiniello, mio insegnante di matematica alle scuole di avviamento professionale e del quale ero un allievo prediletto. Destò grande sorpresa, quando al secondo anno di insegnamento, il professore si presentò a Bagnoli con la giovane e bella moglie, che subito divenne oggetto del desiderio di molti Bagnolesi <benpensanti>. Il professore abitava in piazza al piano più alto del palazzo Raimo e i deambulanti non riuscivano a trattenersi dal lanciare sguardi bramosi alla moglie affacciata al balcone nelle belle giornate. In questa foto, tra altri, c’erano anche Consalvi, Alfonso Meloro ed Ermenegildo Parenti.
Nel mio commento di queste due foto su Face Book, Nello Parenti venuto a conoscenza di miei ricordi di infanzia che riguardavano anche suo padre, ha fortemente voluto che gliene parlassi. Dopo un periodo di miei grandi impegni familiari e personali che non mi hanno permesso di soddisfare la richiesta di Nello, nel mese di settembre approfittando di un periodo di ferie a Praia a Mare, sempre sollecitato dal mio amico, ho iniziato questa narrazione che si è subito trasformata nel revival della mia infanzia a Bagnoli che costituisce il periodo della mia vita a cui più tengo.
Ho accettato di buon grado l’invito di Giulio Tammaro di pubblicare questa narrazione sul sito di Palazzo Tenta essenzialmente per due motivi: 1) portare a conoscenza una mia seppure piccola testimonianza su un Bagnolese di grande spessore professionale, civile e morale, che tutti avrebbero desiderato avere come collega, amico, maestro e padre; 2) far sapere agli amici dell’Associazione che <ci sono sempre>, seppure disperso nella nebbia della Valle Padana, da dove spesso e volentieri mi collego al sito di <PalazzoTenta> pe’ verè nu picca ca si rice e se fà re bellu a lu paesu nuostu. A tutti un affettuosissimo saluto. Affonzu Nigru
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1 – ‘NA RUMENECA R’AUSTU MMIEZZU A LA CHIAZZA RE VAGNULU
Ciao Ne’, come va?, e adesso non sorprenderti più di tanto, poiché, come diceva Eduardo, i fantasmi anche se non li vediamo esistono veramente, vivono insieme a noi, e talvolta si manifestano, nelle circostanze più impensabili e nelle forme più disparate.
In questo momento mi trovo in vacanza a Praia a mare (CS), con moglie, figlia, genero e nipotini, costretto a letto da persistente raffreddore, mal di testa e febbre. Mentre i miei si sciacquano a mare, felici, io, per rompere il mio forzato isolamento, dedico il mio tempo a scorrerie nel web.
Così ho avuto modo di leggere, su Palazzotenta, il tuo intervento a margine della querelle sugli impianti sciistici di Laceno. In merito alla quale voglio dirti la mia opinione: int’a l’uortu re li vagnulisi nu’ cresci la gratitudine, preferendo essi, figli di ebrei, coltivarvi esclusivamente il proprio tornaconto, né sono disposti a riconoscere ad altri i meriti e le qualità che sanno di non poter mai avere, loro.
E allora mi sono detto: pur non essendo, al momento, nel pieno delle mie facoltà fisiche ed intellettuali, è ora di mantenere la promessa fatta a suo tempo all’amico Nello. E non perché non ci avessi pensato prima.
Come forse ti avrò già detto, da un bel po’ non vivo più a Napoli, essendomi definitivamente trasferito con mia moglie a Carpi di Modena, per stare vicino a mia figlia Nicoletta che là vive e lavora, a fare il nonno insomma. Sporadicamente scendo a Napoli, dove, al contrario, ha deciso di rimanerci, mio figlio Agostino, giudice penale presso il tribunale partenopeo (che Dio l’assista!), pur avendo potuto scegliere una sede più <tranquilla> al Nord, secondo i desiderata miei, di mia moglie e di mia figlia.
Per questo si è dato il caso che prima di ferragosto, trovandomi appunto a Napoli, ho fatto una capatina a Bagnoli, dove, credimi, speravo di incontrarti per mantenere la promessa della mia antica testimonianza su tuo padre. Tra i tanti paesani mmiezz’a la chiazza re Vagnulu c’assuppuntavanu re licine o allisciavano re panchine, tu non c’eri, e non poteva essere altrimenti.
Ho assistito invece ad un convegno che la più illuminata intellighenzia bagnolese si era dato tra le umbratili poltroncine di vimini, bianche ed eleganti dei bar, per discettare sulla controversia legale tra il Comune e la Giannoni & Co. Altri <forum> sullo stesso argomento, seppure con un parterre meno qualificato ed autorevole, erano aperti in più punti della chiazza leonardiana.
Si discuteva sulla validità di una concessione, su disdetta e rinnovo della stessa, sulla responsabilità di questo o quell’altro sindaco e sulla loro incapacità nell’amministrazione comunale, si commentavano i risultati di un referendum popolare e, soprattutto, si discuteva di milioni di euro in arrivo a Bagnoli. In merito, ognuno aveva una propria opinione e una personalissima ricetta sul come spendere quei soldi.
Tra i convenuti, il medico disquisiva sugli aspetti legali, l’architetto e l’ingegnere sui problemi fiscali, il professore su progetti avveniristici, l’avvocato sugli aspetti finanziari; l’imprenditore faceva valere nel dibattito la sua conclamata capacità professionale ed infine il semplice cittadino vantava la sua esperienza di vecchio consigliere comunale.
Il dibattito, animandosi, aveva ben presto attirato una moltitudine di chiazzari, i soliti per intenderci, che seppur in soggezione al cospetto di tanta <scienza>, tentavano di intervenire con i più disparati argomenti, subito messi a tacere perché <ignoranti> che non potevano comprendere gli aspetti politico-economici della cosa. Qui era in ballo il destino dell’economia del paese e l’avvenire del turismo, estivo ed invernale, della Campania e, forse, ……….di tutto il meridione d’Italia.
Qualcuno sosteneva non esserci un progetto tecno-economico, essendo basato il tutto su un mero progetto di fattibilità elaborato da una precedente amministrazione comunale, e nessuno aveva la più piccola conoscenza dei termini, delle reali condizioni e modalità di erogazione del finanziamento dell’UE. Mi hanno fatto ricordare la favola del cacciatore e l’orso.
Cilardu che si trovava a passare di lì, non tanto per caso, dandosi, come sempre, le arie di chi ne sapeva più di tutti, parlava degli interessi personali di questo o di quel protagonista nella vicenda, dei giochi di potere, degli accordi sottobanco e di buste e bustarelle già pronte. E roteando nell’aria la mano destra con le dita serrate a pera, spalleggiato anche da Turillu ed altri suoi amici, diceva ai convenuti: <citrulli che non siete altro, nonostante la vostra intelligenza non avete capito un cazzo>, e proseguiva oltre, snobbando il convegno, non mancando ovviamente di fare nome e cognome dei beneficiari della dazione. Insomma una babilonia che non ti dico.
Mentre le consorti di alcuni partecipanti al convegno, dopo lo struscio domenicale nella piazza, alla fine si erano andate a posare leggiadre sulla panchina adiacente, dalla quale, vezzose, tra sussurri, ammiccamenti e risatine, ammiravano orgogliose e compiaciute le performances dei loro mariti, senza avvedersi dello sguardo sdegnoso di Ron Liunardu sopra le loro teste.
Il convegno si è sciolto quando l’hostess del bar si è avvicinata al tavolino, ancora ingombro di bicchieri asciutti e tazzine sporche della consumazione del mattino, per raccogliere altre ordinazioni, magari una Tassoni o un Campari, giusto per dare rinfresco e sollievo al gargarozzo infuocato dal tanto parlare. Invece tutti hanno decisamente declinato l’offerta: non era il caso, dato che s’era fatta l’ora di pranzo. E alla spicciolata, <quali colombe dal disìo chiamate>, tutti hanno preso il volo, ognuno attento a non rimanere per ultimo al tavolo.
Anch’io ho lasciato il <convegno>, confuso e sconsolato per le tante amenità ascoltate. Ho fatto ritorno alla “Locanda degli Hirpini”, dove avevo preso alloggio e vi sono restato fino al giorno 18 agosto, evitando il più possibile di scendere a Bagnoli.
Niente da fare i nostri cari compaesani non cambieranno mai, anche se si trovano in bilico sul ciglio di un baratro. Tutto questo premesso, caro Nello, ti prometto che alla prossima ti parlerò di quanto ti sta più a cuore, poiché parlarti di tuo padre è per me occasione di rivivere il mio passato, tanto ne ho vivo il ricordo.
(continua)