Il culto della Pietà (parte 1)
27.05.2014, Note di Lucia Vittoria Nicastro (Alunna della V-B, Scuola Primaria Istituto Comprensivo “Michele Lenzi” di Bagnoli)
Il culto della Pietà che anticamente si celebrava il 3 maggio è una festa bagnolese con antichissime origini.
Un signore che si chiama Domenico Preziuso (nella foto), prozio di una bambina che frequenta la III, è venuto a raccontarci i suoi ricordi legati a questa bellissima festività.
BREVI CENNI STORICI
Ci ha narrato che la chiesetta della Pietà fu costruita nella prima metà del Seicento. Accanto alla chiesa sorgeva anche un eremitaggio dove i pellegrini si fermavano per riposare. Questo eremitaggio nell’ 800 fu utilizzato come lazzaretto per gli ammalati di colera.
La cappella della Pietà, sorgeva su un’ importante via di comunicazione che collegava il Salernitano alla Puglia, i viandanti che passavano facevano una preghiera e si raccomandavano alla Vergine chiedendo la sua protezione durante il viaggio.
Essi lasciavano anche delle offerte e ben presto la piccola chiesetta campestre si trasformò in un vero e proprio santuario.
Quando ci fu l’ eruzione del Vesuvio, nel 1631, i Bagnolesi ricorsero all’ intercessione della Madonna della Pietà.
Scampato il pericolo, si recarono in processione fino alla cappella e successivamente provvidero al suo ingrandimento.
Il popolo di Bagnoli rimase legato al culto della Pietà e decise di celebrarlo solennemente il 3 maggio.
I RICORDI
Lo zio Domenico ha detto che arrivavano pellegrini anche dai paesi vicini e ai riti religiosi si affiancò anche una festa civile .
I pastori che in quel periodo tornavano dalla” Terra di Lavoro” cominciarono a vendere pane e ricotta. Con il passare del tempo le fette di pane casereccio vennero sostituite dai panini a forma di croce.
Vennero anche allestite ‘’Taverne” e ”Trattorie” dove si cucinavano i piatti della tradizione: la trippa di Cicerenella , il soffritto, le lumache, la minestra maritata con salsicce e i migliatielli. Venivano venduti anche fave e finocchi.
La festa durava diversi giorni ed erano giorni armoniosi, rallegrati da canti e balli. Arrivavano alla Pietà soprattutto i nuscani.
Le donne, a turno, portavano un “ Nicchio” in testa e la processione era accompagnata dal suono delle fisarmoniche che si sentivano da lontano. Le donne di Nusco, dopo essere entrate in ginocchio nella chiesetta a salutare la Madonna, distribuivano ai bambini di Bagnoli delle uova sode, così si faceva amicizia tra bambini bagnolesi e nuscani.
Dopo aver pregato le donne si mettevano a ballare la tarantella sul sagrato davanti alla chiesa; il signor Giuseppe Chieffo, detto “Caccaù” con la sua fisarmonica si univa a loro.
Il signor Preziuso ci ha anche detto che, grazie a questo incontro fra giovani di paesi diversi, nascevano storie d’amore che talvolta venivano coronate dal matrimonio.
Dal cimitero fino alla chiesetta della Pietà si allestivano bancarelle che vendevano noccioline, torroni ed altro.
La banda di Bagnoli non mancava mai, così era un mondo di armonia. Nell’aria si sentivano tanti suoni: la banda musicale, le fisarmoniche e i canti; vedendo quei balli, “anche se avevi la febbre ti passava”.
L’ APPELLO
Zio Domenico ha esortato noi bambini, che siamo il futuro del paese, a portare avanti questa bellissima tradizione e, affinché ciò avvenga, è necessario che se ne parli nelle scuole , al catechismo e che i genitori accompagnino i loro figli, così da tramandare sempre alle nuove generazioni le antiche usanze e i riti bagnolesi, per non dimenticarli.
Lucia Vittoria Nicastro ( V B )
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Il canto dei pellegrini nuscani, davanti alla chiesa della pieta’, al loro arrivo ed al momento della partenza per il ritorno al loro paese.
A LA PIETA’ AIMU ARRUATU
LA MARONNA CHI NGI ASPETTAVA
LA PRUMESSA L’ AIMU TENUTA
E QUIST’ ANNU SIMU MUNUTU.
STATTI BONA MARONNA MIA
A L’ ANNU PROSSIMU TURNAMU A VENI’
E LA GRAZIA CHE CIAI FATTU
PU LU CAMMINU CHI AIMU FATTU
E SI NUN NGI VERIMU QUA
NGI VIRIMU A LA TRINITA’
E SI NUN NGI VERIMU RE VISU
NGI VERIMU A LU PARAVISU
E SI NUN NGI VERIMU CHIU’
BELLA MARONNA AIUTACI TU.
Anche questo antico inno ce lo ha cantato il signor Domenico Preziuso, che ha 84 anni ed è , niente meno, lo zio di mia nonna!
Grazie “ zio Menguccio “ per questa tua preziosa testimonianza, a nome di tutti i bambini della Scuola Primaria di Bagnoli.
Giusy Nigro ( III A )