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Considerazioni su Ponte “Scaffa” e lago Laceno

22.02.2014, Articolo di Nello Nicastro

Quale bagnolese non conosce ponte “Scaffa”? Penso che siano in pochi a non conoscerlo. Negli anni passati il posto è stato frequentato da pescatori a caccia di anguille o capitoni, da speleologi alla ricerca di eventuali sbocchi della grotta di Caliendo, da rocciatori o scalatori, da semplici curiosi a vedere il turbinio vorticoso dell’acqua scomparire tra quelle misteriose rocce. Eravamo bambini quando correvamo ai finestrini del pullman che attraversava il ponte, ad osservare il torrente che scompariva in quel luogo spaventoso, nelle rare scampagnate a Laceno.

Ma certamente non sono note a tutti le sue funzioni attuali, dopo aver perso l’utilità per cui fu edificato.

Fu costruito per attraversare l’emissario del lago che si riversa nell’inghiottitoio sito in quel punto e quindi nei meandri della grotta. Sulle sue spallette laterali è possibile leggere ancora oggi delle sigle che ci dicono tanto della sua storia. Sulla spalletta di sinistra (vedi foto) la sigla M.N.F. sta per Milizia Nazionale Forestale, su quella di destra è riportata la data della sua costruzione  A.XIV , ovvero IL 14° anno dell’era fascista, che andava dal 28 ottobre 1935 al 27 ottobre 1936, anni in cui fu realizzato l’anello stradale che seguendo la fascia pedemontana circoscriveva l’intera piana.

Ma quello che lascia sconcertati è il simbolo centrale, il fascio littorio, che è stato martellato qualche tempo fa da qualche sconsiderato. A Laceno tolto il rifugio S.Salvatore  (ex albergo al Lago) risalente alla fine dell’800 con cappella interna di cui riferiremo in altra sede,  il “Casone” del 1885  e l’ex “Caserma forestale” dei principi del ‘900, di storico non ci resta più niente. Purtroppo sono questi i nostri monumenti su a Laceno, pochi si, ma che ci lasciano vivi i ricordi ed i sacrifici dei nostri avi non troppo lontani. Vorrei dire a chi si accanisce su questi manufatti, con tali insensati atti vandalici, che il ”ponte“ è una semplice costruzione dell’uomo senza alcun colore politico, la cui perdita ci impoverisce semplicemente.

Negli anni ’60, proprio per cercare di contenere più a lungo le acque, fu costruito un muro antistante al ponte il quale ancora oggi è quello che determina il massimo livello che può raggiungere il lago. E’ noto a tutti che il livello del lago e la sua vastità sono direttamente rapportati all’andamento pluviometrico; nei periodi estivi e di massima magra il livello del lago scende circa a quota 1047 m.s.l.m. , nei periodi invernali ed estremamente piovosi il livello massimo sale a quota 1049.9 m.s.l.m., pari alla quota del pelo libero dell’acqua a livello della soglia dello stramazzo costituito proprio dal muro di cui si è detto innanzi.

Riportando in planimetria l’estensione massima del lago si è potuto quantizzare la sua superficie che in tali particolari condizioni raggiunge 1.233.290 m2 . Tale livello, ultimamente, è stato raggiunto il 25 gennaio, quando l’acqua tracimava dalla sommità del muro di sbarramento, ma ciò non ci ha meravigliato più di tanto per come siamo abituati ad assistere alle continue variazioni del lago, ci ha invece stupito il fatto che solo il 10 febbraio l’acqua era già scesa di circa un metro. Un semplice calcolo ci fa capire che in soli 15 giorni si sono persi più di un milione di metri cubi d’acqua, circa un metro cubo al secondo, che detto così sembrerebbe molto, ma non tanto se lo raffrontiamo ai quattro metri cubi/secondo che sgorgano dalla sorgente Sanità di Capossele, a cui il nostro bacino idrografico è direttamente connesso.

Resta comunque la perdita di un considerevole flusso d’acqua attraverso dei punti critici più o meno noti, e tra questi l’inghiottitoio alla base del colle che accoglie l’ex albergo, tutta la fascia che va da li e fino a ponte “Scaffa”, quando l’acqua lambisce le rocce, e non da ultimo il ponte stesso. Era proprio di questo che in fondo volevamo parlare, l’acqua del lago quando non tracima si infiltra è passa al di sotto del muro di contenimento, e se “gutta cavat lapidem” per come era già noto ai latini, a lungo andare perderemo anche questo ultimo baluardo. Si è sempre saputo delle caratteristiche carsiche del nostro territorio, dell’estrema permeabilità delle rocce di cui si compone, delle continue doline che si aprono, ma probabilmente un studio oculato del lago e del bacino che lo contiene, un monitoraggio continuo delle sue acque, seguito da opportuni interventi, e forse nemmeno tanto costosi, potrebbero restituirci un lago se non così grande quantomeno non ridotto per come lo vediamo nella tarda estate.

                                                                                                       

3 Commenti »

  • nello scrive:

    E’ una delle attrattive principali per il visitatore che all’arrivo
    sulla piana cerca inutilmente le acque del lago, che da marzo a novembre rimane unicamente come indicazione sui cartelloni stradali- Infatti con intervento poco costoso, si possono eliminare le perdite e ripristinare l’attrattiva di una bellezza naturale,anche riducendone il perimetro,una fonte di richiamo turistico. E’ importante che si prenda in considerazione da chi di dovere interssarsi del caso e metterlo in attuazione-

  • ernesto scrive:

    Uno dei pochi articoli utili e costruttivi che trattano del Laceno.
    Non solo delucidazioni e dati tecnici relativi al lago, attrattore turistico spesso ignorato, ma anche una sommaria ,anche se non esaustiva, analisi del suo svuotamento nel periodo estivo.Credo anch’io che valga la pena intervenire onde consentire la conservazione di un elemento caratterizzante del Laceno.

  • Roth scrive:

    Non capisco perché sorprendersi della continua emorragia di acqua del laghetto del Laceno e di una sua pur possibile scomparsa definitiva. Di conseguenza non è chiaro a cosa potrebbero servire il monitoraggio e lo studio di un lago che, in fondo, non può essere definito tale. Il lago del Laceno è il frutto di un’opera di ingegneria idraulica della seconda metà del XVIII secolo. Al tempo, per intensificare l’industria armentizia e i pascoli, fu posta in essere una vasta operazione di bonifica e di incanalamento delle acque piovane e dei torrenti Tornola e Vreccelle verso il Caliento, per mezzo di un cunicolo sotterraneo. Prosciugato il Piano del laceno, nel luogo detto Acqua a funno sorse il laghetto.
    Il lago del Laceno è un lago artificiale e per essere ripristinato va creato un bacino artificiale. Potrebbe mai esistere un lago stabile sul punto in cui le acque defluiscono?

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