Serate letterarie: “Trenta giorni di luce”, storia di ordinaria follia
18.10.2013, Note di Alejandro Di Giovanni
17 ottobre, terzo appuntamento in compagnia di un’altra storia da scoprire, e la curiosità mi assale fin da subito. Francesco Maria Olivo, l’autore del libro “Trenta giorni di luce” che verrà presentato, è già al bar “La Controra” al mio arrivo, ed è qui per raccontarci una storia vera, alla quale lui è stato in parte testimone. Colpisce all’occhio immediatamente la sua imponente statura fisica, così come verrà subito dopo colpito l’orecchio dall’imponente statura del suo racconto, elogio sincero alla conturbante natura e alla forza eterna dell’ amore.
A narrarci la storia è un book trailer realizzato dallo stesso autore, nel quale due voci si prestano alla lettura del libro mentre immagini di suggestivi paesaggi naturali scorrono ad ammaliare la vista.
Fine anni ottanta, siamo sul monte Faito, vicino Napoli, immersi nel verde sfavillante dei boschi, tra ameni paesaggi e orizzonti di rara bellezza che sporgono verso il golfo. La protagonista è Bianca, un’ attempata donna ritenuta pazza dalla gente del paese, che assume comportamenti stravaganti vestendo miseramente di stracci, così viene, come consuetudine, vilipesa e discriminata. Ma la pazzia è data come fatto soggettivo di una maggioranza di persone, è per sua natura relativa, Bianca è cosciente della sua vita e ha lucidità invidiabile, così il libro ci pone dinanzi ad una fondamentale morale: la possibilità di riscatto per qualsiasi persona. Il riscatto di Bianca avverrà attraverso la consapevolezza di poter e sapere amare. Il book trailer termina con una frase che sembra racchiudere l’intera intelaiatura dell’opera: “Solo quando delle nostre differenze sapremo fare patrimonio, solo allora, avremo il diritto e la speranza di chiamarci uomini”.
Al termine del filmato vengono poste delle domande all’autore dalle quali sorgono dibattiti vari che a volte esulano dal tema centrale dell’opera, ossia l’amore per il prossimo, il rispetto per ogni specie di essere vivente presente in natura, per tutto ciò che il senso comune reputa diverso, per i meno fortunati. Piacevole scoperta finale è stata la passione spasmodica per la musica dell’autore, ogni paragrafo si apre con una citazione musicale che ne introduce e riassume il contenuto, dai The Doors a Guccini, dai Genesis a Pierangelo Bertoli.
Quello che ho tra le mani è un libro che ridesta i sensi, la sensazione è quella di un tepore confortevole e di colori scintillanti, profumo di montagna e di mare, di una chitarra che suona, di una realtà da toccare e afferrare a piene mani. Un viaggio, un respiro che rinnova.