Fuochi spenti e sole acceso
04.07.2013, Articolo di Alejandro Di Giovanni (da “Fuori dalla Rete” – Giugno 2013, Anno VII, n.3)
E così di quei fuochi fatui, ravvivati da flebili folate di speranza, non rimase che cenere, e il futuro da consegnare ai giovani divampato in un bruciante ultimo bagliore solare. Ma quanti soli posso ancora contare, quante stelle ancora sotto le quali perdermi, quante nuvole ancora da sorvolare: si vola ancora, signori e signore imbellettati a festa, volteggianti e fieri passeggiatori del centro, illusi come di un traguardo finale di vita raggiunto, quello delle centinaia di preferenze ricevute e dell’ epiteto indossato.
Così, ancor di più, ancora una volta, riscopro l’amore per la campagna e la natura, dove tutto è autentico e per nulla presuntuoso, dove la logica fa il suo corso con il suo ciclico e sempre puntuale processo di vita, dove tutto è in armonia, dove l’illusione è sana e salutare. Non ho paura di finire coi piedi in quella pozzanghera melmosa, non ho timore di calpestare quel putrido escremento animale, questi fuchi e calabroni ronzano innocuamente, i serpenti hanno veleno dolce in serbo per me, se cado da quest’albero rimbalzo a mezz’aria e ricado in piedi su me stesso. L’orrore abita in paese, l’orrore ha i visi rugosi di chi non ha mai vinto, anche quando ha vinto, la sua limitata consapevolezza gli fa sfuggire i veri valori da perseguire e che decretano le vittorie vere e inestimabili. E allora posso volare, ho vinto, scrivo di me e scrivo di voi, anche se il più delle volte non mi si capisce o il fraintendimento è ricorrente, lo faccio, mi va, sfogo benefico e puro esercizio di stile. Esco vivo dall’ esperienza politica, salvo e incolume, la politica non mi ha cambiato, e purtroppo la politica non è cambiata. L’orrore è un’idea malsana che si protrae, la gente che si presta alla politica in questo modo ha pelle da serpente, e la cambia ad ogni evenienza e convenienza. L’orrore ha l’atteggiamento gradasso di un vestito elegante portato con poca grazia, ha occhiali da sole in faccia ad una testa col mento inoppotunamente alto, l’orrore in politica l’ho visto da vicino, ed Edgar Allan Poe sarebbe impallidito ad una simile esperienza. Mi si dica anche che sono irriverente, irrispettoso e maleducato, ma ho un minimo di attività cerebrale che mi consente di capire che la differenza sta nella diplomazia, nell’educazione falsa, studiata e mai sentita, e comunque, anche se fossero difetti, me li tengo stretti e non li scambio con i vostri, non pretendo di andare d’accordo con tutti, anzi… Per fortuna che, tra le qualità della politica, c’è anche quella dell’ essere divisiva!
Il sentiero della politica che stavo percorrendo si è allagato, e quando ho cercato di attraversarlo ho fatto la stessa fatica che si fa quando si cerca di camminare nell’acqua. Così sono riemerso, non riuscivo a respirare, torno sul sentiero fiorito della realtà. L’orrore ha la faccia dell’elettore illuso ed esultante che emana un bercio e mi guarda con aria di sfida, l’orrore è prendersi gioco dei deboli e degli anziani, l’orrore è l’ennesimo vuoto avvertito da noi giovani.
Esperienza in chiaroscuro: i miei formidabili compagni di squadra e i veterani inestimabili che ci hanno guidati (chi più, chi meno…); le straordinarie emozioni vissute, gli attimi di trascinante passione; la triste constatazione di un’opinione pubblica disinformata, distratta, manipolabile; la scorrettezza endemica dalla politica, delle sue pratiche e dei suoi mille trucchetti, che in bocca mette parole nemmeno mai pensate (mai dato dei “pecorai” agli avversari, avrei offeso i pecorai così, e me ne guardo bene).
I fuochi fatui di speranza per un coinvolgimento in prima linea dei giovani sono spenti, il sole spento invece si accende all’improvviso, quando la speranza riaffiora in fugace sorriso di fanciullo, di un futuro da costruire, da vivere, da afferrare, in un ideale di uguaglianza e giustizia da perseguire, in quell’idea di vita collettiva da realizzare che orgogliosamente posso dire appartenga ad un cuore rosso che batte a sinistra, ogni volta che si contrae per un africano morto ripescato nel mediterraneo, ogni volta che scorgo lardosi bacini e rinsecchiti cervelli.
L’orrore si dirada e sfuma nel giro di una speranza riacciuffata, si dissipa e si disperde nella memoria di uomini che hanno lottato e sono morti per rincorrerla. La nobiltà della politica consiste in questo, non nei miseri rendiconti personali. Questa non è politica, è accattonaggio. Elettore entusiasta e fiero, ingenuo e credulone, disinformato e mediocre, quante volte mi farai ancora maledire il suffragio universale… E allora leggimi, rigetta tutto, e torna ai tuoi più consoni temi di bollette calcistiche, legnatico, di pseudo politica, di cogliere in loro qualche specie di qualità di amministratore. Se c’è un aspetto positivo nella vostra mediocrità, è il fatto di sentirmi bene non assomigliandovi per nulla, è l’unica gratificazione che ricevo dal vivere in un paese così.
L’ orrore si dissolve sempre nelle infinite meraviglie da cogliere, nelle innumerevoli soluzioni e acrobazie della mente umana di evadere, di sperare, di godere. Il volo è perpetuo, e il vento che lo sospinge fluttuante e inafferrabile: le vostre lingue e il vostro inutile salivare incapaci di appesantirlo o di impedirne un lungo e sereno incedere. Adagiato sul crinale del confine, tra reale e ideale, un uomo non precipita mai: senza alcun potere, se non quello delle sue idee, lui amministra il mondo intero.