Storie di randagismo
14.03.2013, Articolo di Federico Lenzi
Lealtà, fedeltà, amicizia, simpatia: sono dei grandi valori difficili da reperire in questo mondo. Tutte queste virtù le ritroviamo nel cane, per definizione il miglior amico dell’uomo. Eppure, molto spesso l’uomo non sa apprezzare le sue qualità e capire il suo reale valore. Spesso dopo averlo adottato lo abbandona a se stesso, in questi casi è l’uomo quindi a comportarsi da animale!
Il cane è fedele al suo padrone, lo ama, lo segue ovunque e farebbe di tutto per lui. Tutto questo alle volte non basta e per puri calcoli utilitaristici l’uomo lo abbandona. Immaginate se abbandonassero voi, se dopo tanti momenti belli, dopo tanto divertimento e gioia vissuta insieme vi lasciassero in mezzo a una strada. Se tutto il vostro mondo, ciò che vi circonda vi abbandonasse in un’istante. Restereste soli al mondo, senza un riparo, senza cibo, senza acqua, senza cure e senza l’affetto di nessuno. Immaginate e ditemi: come vi sentireste? Vi sembra bello essere abbandonati? L’uomo non sempre merita quello che un cane può offrirgli, vuol solo ricevere e mai dare, non volendo avere fastidi preferisce disfarsene e dopo va su ”Facebook” a lamentarsi che non esiste la vera amicizia. Si considera il cane, un essere vivente, alla stregua di un giocattolo: quando diventa adulto viene abbandonato.
Nel nostro paese molti turisti hanno la cattiva abitudine di venire ad abbandonare i loro cani e fuggire. Indubbiamente, uno dei comportamenti più vigliacchi che esistano. In questo modo a Bagnoli alla sagra, nel mese d’agosto e nelle domeniche in cui sono aperte le piste da sci ne vengono abbandonati diversi. Qualcuno lasciato a Laceno morirà per il freddo, qualcuno finirà investito, altri si ammaleranno e i più fortunati, per modo di dire, finiranno in un canile. Nessuno di loro rivedrà una persona amica e quelli lasciati in paese vagheranno per l’abitato. A volte alcuni per fame possono diventare anche aggressivi verso l’uomo che ha tradito la loro amicizia e spesso li ha anche malmenati.
Questa è la storia di uno dei tanti, uno di quelli che vagava per il paese, non ha un vero e proprio nome ognuno lo chiamava come gli pareva. Era un bastardino di taglia piccola, dal pelo bianco con le orecchie e le macchie nere. Era stato abbandonato la scorsa estate e da allora è rimasto sempre in paese, tra la piazza e la villa comunale, forse aspettava ancora i suoi padroni. Passava le sue giornate seguendo i ragazzi e giocando con loro, a differenza di molti fedeli seguiva tutte le processioni (a ottobre scese anche a San Francesco per poi risalire da solo in paese). Credo che molti di voi avranno capito di quale cane sto parlando; era diventato la vera mascotte della piazza! Non era come gli altri cani , lui si è fidato ancora degli uomini. I suoi occhi marroni continuavano a trasmettere una grande gioia di vivere anche se la vita non era stata gentile con lui. In paese è sopravvissuto conquistandosi la simpatia di vari compaesani che gli portavano degli avanzi o gli compravano del cibo. Non essendo molto giovane e avendo poco spazio o già un cane coloro che volevano adottarlo non si è riuscito a trovargli una sistemazione. Per questo motivo la sua casa era divenuta la piazza, guardandolo ricordava una canzone Lucio Dalla: “
A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io. A modo mio avrei bisogno di sognare anch’io. Una famiglia vera e propria non ce l’ho e la mia casa è Piazza Grande, a chi mi crede prendo amore e amore do, quanto ne ho. “.Giorni fa essendosi ammalato è stato portato in un canile per essere curato con la promessa che se guarirà sarà riportato in paese…
Presso il monumento dei caduti viveva un altro cane randagio accolto e sfamato dai paesani. Ora non c’è più nemmeno lui, è stato avvelenato, e sul cancello del monumento è stato affisso un foglio con la sua foto in cui è scritto: “Questo cane è stato per molto tempo la mascotte del quartiere, ha saputo conquistare il cuore di molta gente con la sua dolcezza, la tenerezza, l’innocenza che gli si leggeva negli occhi, la diffidenza dovuta ai maltrattamenti subiti in passato, che non gli hanno impedito di comportarsi con rispetto e fedeltà nei confronti delle persone… Ora non c’è più… Tutti devono sapere che martedì 19 febbraio è stato crudelmente, atrocemente, ingiustamente avvelenato da qualche vigliacco, ignobile, ignorante che deve solo vergognarsi di essere un assassino e di aver tolto al nostro cane il diritto di vivere.. spero faccia almeno i conti con la propria coscienza guardando questa foto!!!”. Parole dure, molto forti, da cui traspare una grande rabbia che avrà portato a scrivere di pugno queste parole. Siamo nel 2013 e a Bagnoli Irpino è ancora una prassi comunissima avvelenare gli animali. Questo accade perché c’è gente che considera i cani solo oggetti per cercare i tartufi e che si lamenta perché il cane abbaia, perché il cane ulula, perché il cane fa i bisogni, perché il cane va in giro, perché il cane annusa, perché il cane scodinzola, in poche parole per tutto. Sono cani, cosa possono mai fare? Possono mica andare in giro a n’ciuciare per il paese come le persone? Anche l’assessore Caputo nella sua intervista diceva che certamente qualcuno a Bagnoli avrebbe detto acciritannel invece che mandare i randagi in canile.
Queste due storie fanno comprendere da vicino il problema del randagismo, una problematica diffusa in tutto lo stivale a cause del tipico malcostume italiano. Questo fenomeno non è fatto solo da numeri elencati dalle star in tv, ma sono tante storie belle e brutte che si vivono quotidianamente in Italia. In questo oltre alla crudeltà e l’ignoranza di certa gente troviamo anche tanta gente di buon cuore. Quando abbandonate un cane abbandonate anche la vostra dignità e quando l’ammazzate dimostrate che le vere bestie siete voi!
La foto