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Rocco e le sconfitte del popolo nero del Formicoso

08.03.2013, di Paolo Saggese (da”Il Mattino” del 02.03.2013)

La recensione al libro “Serenata a Monna Lisa” di Antonio Cella.

Ormai da alcuni anni, l’Irpinia sta conoscendo una notevole vivacità culturale, tale da rendere persino difficile riuscire a cogliere e dunque a seguire con attenzione tutti i fermenti, che pullulano nei piccoli, ma ancora vivi, presepi apparentemente cristallizzati nella loro immutabilità. Da ultimo, conferma questa ricchezza intellettuale un centro tra i più interessanti dell’entroterra, noto come la «piccola Firenze d’Irpinia», ovvero il paese del tartufo, della castagna e del Laceno, che risponde al nome di Bagnoli Irpino.

Del resto, da Michele Lenzi a Belisario Buccia Onorio Ruotolo, per arrivare a Tommaso Aulisa, a Ferdinando Rogata, ad Aniello Russo e dunque ai due Arciuolo (Luciano e Agostino), questo piccolo, ma solido centro conferma i fasti culturali che sin dal Seicento hanno onorato la sua storia. Adesso, arricchisce questo quadro incoraggiante Antonio Cella, già autore de «ll cortile dei pazzi» (Napoli, 1989), di «Cronache di poveri cristi» (Napoli, 2000), di «Giulio Acciano. Poeta satirico dialettale» (Bagnoli, 2008), che ha di recente edito il romanzo «Serenata a Monna Lisa» (Mephite ), che sarà presentato domenica, alle 18,30, presso la Sala Consiliare di Bagnoli Irpino, alla presenza anche del sindaco Aniello Chieffo, di Luciano Arciuolo e di Michele Gatta, presidente dell’associazione «Palazzo Tenta 39».

L’opera di Cella, in particolare, diviene occasione per rievocare sì una vicenda d’amore ricca e dolorosa, e dunque di amicizia, che assume risvolti drammatici, ma anche per raccontare l’Irpinia dell’immediato dopoguerra, tra il 1948 e il 1952, anni di grande speranza, ma anche di profonde tensioni sociali e politiche. In particolare, tra storia e reinterpretazione letteraria, il protagonista, Rocco, giovane di buona famiglia e di buone speranze, entra in relazione con eventi e personaggi di rilievo della storia politica e culturale, quali, ad esempio, Fiorentino Sullo e Nicola Vella oppure la lotta per l’occupazione delle terre incolte, che fu episodio epico dell’incompiuto tentativo di liberazione contadina.

Le pagine di Antonio Cella, con eleganza espressiva, richiamano gli scritti di Antonio La Penna, di Pasquale Stiso, di Nicola Arminio, di Silvestro Amore, di Ruggero Gallico e dello stesso Vella, ed evocano speranze e sconfitte del popolo del Formicoso, che riconosceva nella rivendicazione delle terre ai braccianti la palingenesi mai avuta.

Rocco Gambone, partendo da un’esistenzada viveur di provincia, raggiunge una maggiore consapevolezza degli umori e delle necessità della propria terra, dà prova di equilibrio e di senso di giustizia, conosce in tal modo se stesso e la vita. In questo recupero della storia minuta e minima, ma non per questo secondaria, del popolo nero d’Irpinia- come avrebbe detto Levi per i Lucani -,un posto ha anche la storia grande e la cronaca nazionale. Infatti, c’è spazio anche per raccontare di un personaggio oggi ignoto, ma in quegli anni famoso, quell’ Antonio Pallante, originario di Bagnoli, che ordì l’attentato a Palmiro Togliatti il 14 luglio 1948. I clamori della vicenda, allora, arrivarono sino in Irpinia, ad una guerra stava per subentrarne un’altra.

Tra storia e cronaca, con una buona scrittura sorvegliata e scorrevole, Antonio Cella coglie, dunque, anche l’occasione per raccontare pagine importanti della nostra storia, riprendendo indirettamente progetti letterari portati avanti da figure d’intellettuali quali Claudia Iandolo, Cecilia Valentino, lo stesso Luciano Arciuolo, che sanno raccontare alle generazioni future quel passato, che è necessario conoscere per comprendere il nostro presente. Ma si sa: la storia è un’ottima maestra di alunni distratti, che siamo tutti noi.

                                                                                                       

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