02.02.2013, La testimonianza

Ci denunciano perchè curiamo male i pazienti, ci denunciano perchè curiamo poco i pazienti, e ci denunceranno perchè abbiamo curato troppo i pazienti. Tuttavia, nessuno potrà impedirmi di agire secondo la mia coscienza di medico.

Anche io ho il mio testamento biologico: è quello dell’amore per il paziente terminale, con una carezza che nessuno gli vuol dare, perchè è brutto l’uomo che sta morendo, fa ribrezzo, è bianco pallido, a volte è giallastro, è in decomposizione. Io di questo non ho paura. Il mio testamento biologico è amare chi soffre e non una scartoffia firmata davanti ad un uomo fallito perchè non ha capito che anche lui morirà.

Quante volte mi sono fermato in quella stanza dove c’era un uomo in agonia, ed in silenzio l’ho guardato. Ed ho pregato. Quante volte ho trovato i moribondi da soli in ospedale; ti posso assicurare che a quell’uomo agonico non gliene frega niente del testamento biologico. Vieni anche tu in quella stanza, entra! Vedrai non un testamento ingessato di timbri, vedrai una vita che finisce. Non ci sto dietro alle leggi che vogliono regolare la vita umana, non me ne frega niente. La responsabilità di quel paziente è mia, lo seguo io. Seguo la legge dell’Amore, regola d’oro.

La dolce morte? Vai al capezzale di quell’uomo morente, trascorri notti intere senza dormire accanto a lui. Ascolta i suoi battiti, vigila i suoi sospiri. Rimboccati le maniche e accompagnalo. Appoggiati con il gomito sullo schienale del letto e amalo. Sussurra parole d’uomo serio al suo orecchio senza spunti dolciastri e digli “Vivi questo dolore intensamente, perché è perfetto. Il tuo momento è sublime, perché è unico e giammai si ripeterà. Approfittane!”

Bisogna operare, agire, fare e non riempire carte e documenti per scegliere come morire – La fede senza le opere è morta (Lettera di Giacomo 2,26)

Giovanni Corso (oncologo-chirurgo, lavora presso l’ Istituto Europeo di Oncologia)