Anche Napoli nell’area a rischio in caso di eruzione del Vesuvio
12.01.2013, Alessandra Arachi (Il Corriere della Sera)
Aggiornamento del piano nazionale di emergenza: 600 mila persone sarebbero evacuate.
La premessa è d’obbligo: il vulcano Vesuvio è tranquillo, adesso. Ma specificare è necessario: il vulcano alle pendici di Napoli che seppellì Pompei è attivo, ancora oggi. Attivissimo. Per questo non ha mai smesso di essere un sorvegliato speciale. Per questo ieri Franco Gabrielli, capo della Protezione civile, ha presentato, insieme all’assessore regionale Edoardo Cosenza, la nuova mappa che allarga la cosidetta «zona rossa», ovvero il numero dei comuni considerati a rischio in caso di eruzione.
Sono 24 i comuni coinvolti ora, invece dei precedenti 18 previsti dal piano di emergenza del 2001. E sono entrati nella zona a rischio anche tre comuni di Napoli: San Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli. Il resto sono i comuni dei Campi Flegrei. In tutto circa 800 mila persone.
Non tutti gli 800 mila abitanti dovrebbero essere evacuati in caso di allarme rosso, in ogni caso. Il prefetto Gabrielli ieri ha spiegato che la zona rossa è a sua volta divisa in due parti: la zona rossa 1, ovvero l’area semplicemente esposta all’invasione di flussi dei materiali derivati dalle eruzioni; la zona rossa 2, ovvero l’area soggetta a elevato pericolo di crollo delle coperture degli edifici per l’accumulo di depostiti di lapilli e ceneri vulcaniche.
Potrebbero essere quindi circa 600 mila in tutto, alla fine, le persone da evacuare in caso di rischio. E il rischio nel piano definito dal dipartimento della Protezione civile ha un colore ben definito, sempre lo stesso: il rosso.
Adesso, ripetiamo, si può stare tranquilli: il Vesuvio è al livello di allerta base, ovvero verde. E cioè, sono decenni che nel vulcano non viene registrato alcun fenomeno anomalo rispetto all’ordinaria attività. E prima di arrivare a raggiungere l’allarme rosso c’è tempo per intervenire. Il Vesuvio deve infatti attraversare il livello di attenzione (giallo) e il livello di pre-allarme (arancione). Sono livelli che scandiscono la ripresa dell’attività del vulcano.
E non ci sono dubbi sulla valutazione dei passaggi di parametri. Esistono regole internazionali che stabiliscono il passaggio da un livello di allerta all’altro. Si devono verificare la variazioni di alcuni parametri ben definiti: ovviamente la misura della sismicità, prima di tutto. Ma anche la deformazione del suolo e la composizione dei gas nelle fumarole. Sono piani e regole dettagliate e precise. Ma non bastano.
Avverte il prefetto Franco Gabrielli: «C’è un’eccessiva insensibilità e una mancanza di consapevolezza del rischio fra gli abitanti di queste zone». Il capo della Protezione civile ha fatto dei conti con preoccupazione: «Nella zona dei Campi Flegrei la percentuale di gente che non conosce il rischio su cui è letteralmente seduta raggiunge picchi del 70-80 per cento. Il rischio è che questa insensibilità spesso si traduce in un atteggiamento non adeguato nei confronti delle istituzioni che invece hanno il dovere di rendere consapevoli i cittadini».