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Al fine di tanto penare, l’atteso ritorno in patria dei nostri eroi

10.01.2013, Articolo di Agostino Arciuolo (da “Fuori dalla Rete” – Dicembre 2012, Anno VI, n.5)

Su gentile concessione dell’Istituto Nazionale Luce, al quale rivolgiamo qui i nostri più sentiti ringraziamenti, siamo lieti di presentarvi un breve estratto dell’ultimo cinegiornale nazionale, edito in data 21 dicembre 2012.

«[…] I due valorosi marò italiani che da quasi un anno sono tenuti in stato di intollerabile prigionia nelle ostili e inospitali carceri indiane, hanno con merito ottenuto il permesso di tornare in terra italiana nei giorni di commemorazione del Santo Natale. Dopo una lunga e trepidante attesa, grazie alle sollecitazioni dei nostri abili diplomatici, la Corte dello Stato indiano ha finalmente emesso il suo verdetto: il maresciallo Massimiliano Latorre e il sergente Salvatore Girone, gli audaci eppur sventurati fucilieri della nostra Marina Militare, potranno festeggiare le festività natalizie con i propri cari ed onorare in loro compagnia l’anniversario della sempiterna nascita di Nostro Signore.

La bella e rassicurante notizia è stata accolta con lacrime di incomparabile gioia dalle famiglie dei due prodi soldati, ai quali, dopo esser toccata in sorte cotanta sofferenza, patita per di più lontano dal suolo natio, spetteranno ora la gioia e l’onore di essere accolti a braccia aperte dai volti commossi dei propri genitori. Saranno lieti di dar loro il benvenuto anche il Presidente della Repubblica e il Capo del Governo in carica, con al seguito una lunga schiera di Ministri e Sottosegretari, i maggiori esponenti dei Corpi Armati dello Stato, i Presidenti delle Camere e alcuni tra i più autorevoli parlamentari, nonché, attraverso di essi, gli italiani tutti. L’ex-Ministro della Difesa ha fortemente voluto, per celebrare al meglio la solenne occasione, affiggere l’immagine dei due militi su tutte le facciate degli edifici pubblici. Bene farebbe il signor ex-Ministro a rivendicare a sé anche la volontà di affidare ai nostri eroi l’arduo compito di difendere la patria sul fronte orientale: di certo gioverebbe alla sua pur già meritoria fama agli occhi della pubblica opinione, sì da rendere più prossima l’eventualità di riprendere in mano le redini della salvaguardia e della sicurezza dei nostri sacri confini, ora più che mai sotto assedio.

[…] I due nostri soldati, val sempre bene rimembrarlo, sono stati ingiustamente accusati di aver brutalmente assassinato due pescatori indiani, la cui presenza in acque tanto pericolose, peraltro senza armi, risultava quantomeno sospetta. È a dir poco sconcertante la sfrontatezza con la quale i giudici indiani ancora si ostinano a negare l’evidenza: risulta infatti innegabile che i nostri militari non han fatto altro che adempiere con mirabile senso del dovere ai loro impegni di difensori della patria, ovvero, nel caso specifico, all’oneroso compito di proteggere da ogni tipo di avversità le navi mercantili italiane, intente ad esportare fuori dai confini nazionali le pregiate produzioni nostrane. Le indecorose illazioni gettate addosso ai nostri ufficiali han contribuito soltanto ad aggravare le già pessime condizioni fisiche e morali nelle quali essi sono stati lungamente detenuti. Ragion per cui, la decisione or presa dalla Corte indiana sembra davvero il minimo che da essa possa venir loro concesso. Resta pertanto del tutto inaccettabile l’obbligo imposto dal suddetto organo istituzionale ai nostri due uomini di ritornare entro due settimane in terra india, così da lasciarsi sottoporre senza tutela alcuna al giudizio del tribunale avverso.

[…] Orbene a maggior ragione, ai nostri eroici combattenti verrà riservato tutto l’affetto e il ristoro che per lungo tempo è stato loro negato in terra straniera, semmai ciò possa ricompensare appieno l’angoscia e i patimenti sopportati con impareggiabile spirito di sacrificio durante la lunga e dura prigionia. La permanenza dei due coraggiosi membri delle forze armate in terra patria avrà certamente l’effetto di rinfrancar loro lo spirito ferito e rinvigorire le loro italiche corporature, fin troppo maltrattate e offese dagli spietati carcerieri orientali. Il loro ritorno sarà altresì occasione per rafforzare con rinnovato entusiasmo il nostro già fervente ardore nazionale, nella condivisa ammirazione verso chi, con intrepido coraggio, difende i colori della nostra bandiera in acque insidiose e infestate dai pirati.

Salutiamo or dunque l’arrivo dei nostri connazionali con cuore esultante ed empio di amor patrio: nell’Italia tutta si erge alto l’orgoglio di riavere in mezzo a noi due tra gli innumerevoli esponenti dell’Esercito Italiano che a testa alta combattono tenacemente giorno per giorno, mantenendo sempre alto il nostro prestigio agli occhi del mondo. Il pensiero va naturalmente a tutti i soldati che, al fine di rendere quanto più costante ed efficiente l’impegno italiano di portare la pace nelle terre afflitte dalla piaga del terrorismo islamico, saran costretti a trascorrere al fronte anche questi giorni di festa. A costoro l’intera nostra Nazione rivolge il proprio solidale sostegno e i più sentiti auguri di Buon Natale».

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P.S.: È notizia dell’ultim’ora che il Governo Italiano, visto il clima di festa apportato dal lieto evento appena annunciato, e malgrado le difficoltà che proprio in questi giorni è costretto ad affrontare, ha deciso di concedere a tutti gli immigrati rinchiusi nelle patrie galere, ivi segregati per aver clandestinamente violato la sacralità dei nostri confini territoriali, una momentanea amnistia generale: anche costoro, come i due nostri marò, potranno far ritorno ai loro paesi d’origine per commemorare le festività natalizie in compagnia dei loro familiari, qualora ve ne sia ancora rimasto qualcuno. A chi obietta che simili razze infedeli non credono nella Santità della nascita di Nostro Signore, l’ex-Ministro della Difesa controbatte che ciò servirà intanto a diffondere tra di loro gli ideali della nostra Cristianità, inserendo tale iniziativa nella più ampia e difficile impresa di estendere al mondo intero, e render così finalmente universale, il dominio terreno della Santissima Chiesa di Roma.

                                                                                                       

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