Clima e cinipide, è emergenza castagne
05.11.2012, Il Mattino (di Edoardo Sirignano)
Il raccolto cala del 70% e la Coldiretti teme ripercussioni sull’export.
Scoppia l’allarme castagna in Irpinia. n raccolto cala del70% rispetto all’anno precedente. Il caldo prolungato e poi le piogge anche violente, ma soprattutto il cinipide galligeno sono le cause dell’emergenza. Ad essere preoccupato è Francesco Vigorita, presidente della Coldiretti di Avellino. «Potremmo avere ripercussioni sull’export e sull’internazionalizzazione del prodotto. Non si escludono casi di commesse mancate. Nonostante siamo solo nella fase di raccolta si registra il peggior dato degli ultimi anni. Questa eccellenza del territorio rischia di attraversare un periodo davvero buio».
A causa della mancata produttività potrebbero aumentare le aziende che decidono di abbandonare i castagneti della provincia. Le copiose precipitazioni degli ultimi giorni, infatti, non sono bastate a risollevare lo stato delle piante, colpite da una siccità prolungata e da un’ ottobrata davvero unica per picchi di calore e successive precipitazioni. Secondo la maggior parte degli agricoltori nell’ultima annata c’è stato un rallentamento importante nella fase di maturazione delle castagne.
Gli unici ad aver contenuto i danni sembra siano stati solo gli alberi secolari. A peggiorare la situazione in Irpinia, però, è stata soprattutto la diffusione del cinipide galligeno, imenottero in grado di moltiplicarsi velocemente e determinare gravi danni non solo per quanto riguarda la produzione dei frutti, ma anche agli accrescimenti legnosi. La puntura dell’insetto determina la creazione di una galla che a sua volta provoca la perdita di sostanze nutritive per le piante. «Nonostante l’attività di prevenzione, tramite altri insetti, deputati alla distruzione del parassita, non siamo riusciti a combattere l’emergenza. Interi costoni di montagna in Alta Irpinia sono stati affetti da questa nuova forma di cancro. Le piante si sono indebolite e non hanno fatto cadere i loro frutti. Solo le precipitazioni copiose possono migliorare lo stato delle-cose». Il maltempo, quindi, sembra essere stato paradossalmente di giovamento ai castagneti. «Tranne qualche albero caduto e ‘qualche serra che è volata via con il vento – continua Vigorita -l’abbassamento delle temperature non ha fatto registrare gravi danni economici per l’agricoltura locale. Rispetto alle altre province della Campania siamo stati i meno colpiti». Secondo Giovanni Colucci, vicedirettore della Coldiretti di Avellino,le conseguenze delle piogge sulla viticoltura e sulla raccolta delle olive possono considerarsi positive. «Poiché siamo stati avvertiti, abbiamo contenuto gli effetti del maltempo. Invitiamo, comunque, gli agricoltori a non abbassare la guardia. Le precipitazioni non risparmiano le piantagioni della provincia ».
Mentre per alcuni prodotti della terra, come nel caso delle castagne, si può registrare qualche beneficio, per altri c’è bisogno della massima attenzione. Riguardo al cinipide, il presidente della Coldiretti, conclude: «È necessaria una rete tra associazioni di categoria e Istituzioni presenti sul territorio per combattere questa nuova emergenza. Non bisogna dimenticare che le castagne restano un fiore all’occhiello per il settore agroalimentare irpino». I cosiddetti marroni, anche quest’anno, infatti, sono stati apprezzati nelle grandi rassegne enogastronomiche, quali il Salone internazionale del gusto di Torino e il Salone dell’ alimentazione di Parigi.
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20.10.2012, Ottopagine
Crollano le produzioni, castagna anno nero
Prezzi alle stelle, in Irpinia perdite per 35 milioni. Tengono Valle Caudina e Partenio
Crolla la produzione in Campania, il 2012 sembra destinato a diventare l’anno nero della castagna. Le prime stime parlano di un calo in Irpinia del 60-70 per cento per una perdita, in termini di volumi d’affari, di circa 35 milioni, pari alla metà del dato regionale. La produzione complessiva dovrebbe infatti passare dai 170mila quintali degli ultimi anni a meno di 70mila quintali. In Campania, invece, la quota di perdita si aggirerebbe sui 200mila quintali. Tra le poche aree a tenere ci sono la Valle Caudina e il Partenio, dove le perdite dovrebbero essere contenute al di sotto del 40 per cento.
Un crac destinato a pesare soprattutto in Irpinia. Basti pensare che oltre il 50 per cento della produzione nazionale di castagne è campana, e di questa il 60 per cento è prodotta nella sola provincia di Avellino che, con un quota di poco meno di 30mila tonnellate, rappresenta, in base all’ultima rilevazione Unioncamere, circa il 10 per cento della produzione mondiale. In Campania si contano 5mila aziende agricole impegnate nella fase di produzione e 25 di trasformazione, per un’occupazione complessiva di 2mila unità. Un distretto agroindustriale di respiro internazionale che, nel 2009, ha superato i 100 milioni di euro di fatturato, con una quota di export pari a circa il 40 per cento. Il 50 per cento del commercio mondiale delle castagne, in termini di fatturato e di volumi di produzione, è organizzato e gestito da aziende italiane, in maggioranza campane. Nella nostra regione viene lavorata anche buona parte delle castagne prodotte in altre realtà del Centro-Sud, come Lazio, Calabria, e Basilicata, ed una quota significativa di quelle provenienti da Portogallo, Spagna e Turchia.
Davide Della Porta, presidente dell’associazione regionale dei castanicoltori, parla di annata disastrosa. «Le stime non sono ancora ufficiali, ma temo che i margini di errore siano davvero minimi, siamo di fronte a dati catastrofici». Il cinipide galligeno è sicuramente la prima causa del progressivo calo dei numeri del settore, iniziato, non a caso, nel 2007. «Purtroppo non si è ancora trovata la strada giusta per arginare il problema, ma è giusto anche sottolineare che quest’anno neanche il tempo ci ha dato una mano. Il caldo, la totale mancanza di piogge, ha fatto cadere in anticipo moltissimi ricci senza frutto. E’ stato un disastro sotto tutti i punti di vista».
Inevitabili anche le ricadute sul fronte lavorativo. Pochissime aziende hanno fatto ricorso a personale stagionale, nonostante le proteste e le pressioni del sindacato. «Anche la Turchia ha perso quote di mercato significative, il Portogallo è uno dei pochi paesi che sembra aver retto all’urto», sottolinea Della Porta. Inevitabili le ricadute sul mercato, con i prezzi destinati a salire sensibilmente. «Mi sono sempre battuto per un percorso alternativo. Io lo faccio, a volte anche con accorgimenti empirici. Ma finora il mio grido è rimasto inascoltato. Tanti produttori non hanno alternative, e sono dunque costretti a trattare le piante in maniera chimica. Ma con quali effetti, nel lungo periodo, sul sottobosco?». Fine ambientalista, oltre che imprenditore del settore, il duca Pignatelli della Leonessa di San Martino ha condotto tante battaglie finalizzate al riconoscimento della tipicità del “marroncino del Partenio”. Titolare della “Selva del duca”, ha in produzione circa 70 ettari. I fusti hanno età diverse, alcuni sono ancora giovani e con pochi frutti che aumenteranno nei prossimi anni. «Numeri che consentono un raccolto significativo, che, anche quest’anno, abbiamo confermato».
Insomma, la crisi, almeno qui, non si è fatta sentire. «Il cinipide è arrivato più tardi. Sappiamo che altrove ha fatto danni notevolissimi, che per fortuna qui non si sono visti. Ma il problema è solo rimandato». Un invito a non abbassare la guardia verso il killer del castagno, contro cui è stata allestita una vera e propria task force. La mosca cinese attacca prima il selvatico (che germoglia prima), per poi diffondersi anche ai castagneti da frutta. «La lotta al parassita è cominciata in ritardo, forse perché si immaginava che qui non avrebbe colpito. E invece i danni sono ingenti. Sul Partenio l’insetto è arrivato tardi, spostandosi da Ospedaletto e Summonte verso di noi». Non sono mancate le contromisure, come i lanci del predatore naturale del cinipide, il torymus sinensis. Il Comune di Cervinara, ad esempio, ha finanziato l’operazione.
I costi non sono indifferenti, considerando che la richiesta è alta e la disponibilità è limitata. Una speranza, però, per la Valle Caudina c’è: «Avendo avviato la campagna di prevenzione prima che avvenisse il disastro, ci si augura che non si registrino gravi conseguenze in futuro». Bisognerà dunque attendere almeno il prossimo anno per capire se le contromisure adottate si siano dimostrate efficaci. La crisi, però, è stata dettata anche dal clima: «La fortissima siccità ha arrecato gravi danni che da noi si sono fatti sentire solo in parte», precisa.
Pignatelli della Leonessa è uno dei grandi produttori del comprensorio, insieme ad altri nomi di primissimo piano di di Cervinara: la società “Vito Cioffi”, Luigi e Giuseppe Marchese sono solo alcuni dei nomi di primissimo piano, cui andrebbero aggiunti altri. Grandi esportatori verso l’estero. Prima il mercato principale era quello americano, oggi sostituito da quello europeo: la Germania su tutti, seguito da Francia e anche Giappone.
Si lavora il prodotto fresco, ma anche moderne procedure meccanizzate per sbucciare la castagna e inviarla già semilavorata. Un’esigenza richiesta soprattutto dal mercato dolciario, che acquista oramai quasi solo prodotti congelati.
La parte restante della platea, è costituita anche da aggregazioni imprenditoriali che affittano i terreni più estesi e produttivi.
Marco Grasso
Giovanbattista Lanzilli