La neve del febbraio 2012: si è entrati nella storia!
22.02.2012, Articolo di approfondimento meteo (di Michele Gatta)
La prima metà del mese di febbraio 2012 sarà ricordata come una fase meteorologica particolarmente fredda e nevosa per l’Italia. Già dagli ultimi giorni di gennaio, il tempo aveva dato segnali totalmente diversi rispetto alla prima parte dell’inverno 2011-2012.
Tutto è iniziato con una perturbazione proveniente dalla Francia. L’ingresso della stessa nel mediterraneo centrale, e il contemporaneo allungo dell’anticiclone dell’Azzorre verso il nord-est europeo, ha creato le condizioni per un aggancio fra l’anticiclone dell’Azzorre stesso con l’anticiclone russo; questa “manovra” ha favorito l’ingresso di aria gelida verso l’Europa orientale, proveniente dalla lontana Siberia. Aria molto fredda che successivamente si è diretta verso il sud-ovest europeo, mirando proprio il mediterraneo.
Quando ha affondato nelle sue acque calde, è scattata una reazione a catena. Diverse depressioni, a fasi successive, hanno interessato il nostro paese. Il territorio italiano è stato “riempito” da accumuli di neve mai visti nel passato. Le regioni centrali sono state le zone più colpite. Il freddo, invece, ha interessato più direttamente il nord. Qui si sono rilevati valori di temperature veramente eccezionali, e soprattutto in alcune zone, non montuose del Piemonte, hanno raggiunto i -25°. Ma la temperatura record è stata raggiunta al “Rifugio d’Eramo” dei Piani di Pezza, un altopiano carsico che si trova nel comune di Rocca di Mezzo in provincia dell’Aquila, all’altezza di 1400 metri.La mattina del 15 febbraio 2012, grazie all’innevamento e all’inversione termica, e in presenza di poco umidità, si è rilevato la temperatura di -37.4° che rappresenta il record per tutto l’appennino italiano.
Fra le regioni del sud, la Campania è stata la regione più colpita, con l’Irpinia in prima fila. Una prima considerazione va fatta. L’espansione verso l’Europa dell’anticiclone siberiano è evento molto raro, e quanto ciò avviene, c’è da mettere in preventivo un periodo molto freddo e nevoso per molti stati del vecchio continente. Al di là di molte vittime, che l’aria gelida siberiana ha provocato nei paesi dell’est europeo, c’è da evidenziare che l’Italia è stata la nazione più colpita dalle nevicate.
La durata di questa fase è stata di poco superiore alle 2 settimane. Da un’attenta analisi possiamo affermare che la prima parte di febbraio 2012 somiglia molto a quella dello stesso periodo del 1956! Le nevicate e gli accumuli raggiunti in questo febbraio sono stati di sicuro più importanti. Per dare un ricordo storico dell’avvenimento di 56 anni fa, riportiamo alcuni dati interessanti che riguardano più direttamente le nostre zone.
Le giornate con precipitazioni furono 25! Prendendo come riferimento il santuario di Montevergine (rilievo dei dati fatti alla quota di 1270 s.l.m.) riscontriamo 12 giornate di neve, 4 di nevischio e ben 9 di pioggia. L’accumulo di neve fu di 202 cm.,108 di nevischio e 52 di pioggia . In meno giorni, quest’anno sull’altopiano del Laceno, alla quota di 1100 s.l.m. sono caduti circa 180 cm. di neve. In compenso, allora, fu colpita anche Napoli con accumuli di neve di circa 20 cm., caduti anche in zone non proprio alte della città (è rimasta nei ricordi dei napoletani, la tanta neve accumulata al “Borgo degli Orefici”).
Nell’ultimo cinquantennio ci sono stati altri periodi particolarmente freddi e nevosi, anch’essi entrati nella storia della meteorologia italiana. Ci riferiamo al gennaio 1985, quando fra l’altro si riscontrarono temperature da record in molte città italiane (Firenze -23°). Anche la fine del gennaio 2005 e tutto febbraio dello stesso anno si fanno ricordare come periodi di intense e continue nevicate. Ma allora fu soprattutto il centro-sud a esserne colpito. Quest’anno invece, gli accumuli di neve che hanno superato il metro di altezza si sono riscontrati in centinaia e centinaia di comuni, a partire dall’Emilia Romagna per finire alla Calabria.
Vogliamo ora analizzare quello che l’aria siberiana ha determinato per Bagnoli Irpino. I tre giorni della “merla” (29-30-31 gennaio) hanno portato le prime nevicate, più ingenti solo sull’altopiano del Laceno. Nel paese la neve faceva la sua comparsa con qualche accumulo, solo nelle zone più alte. Ma dai primi giorni di febbraio le nevicate sono diventate più copiose anche a Bagnoli. La coltre nevosa nel primo fine settimana di febbraio raggiungeva ampiamente i 50cm. Il paese era ricoperto da tanta neve. Era dal lontano inverno del 2005 che non si viveva un periodo così nevoso. Ma si era solo all’inizio. Infatti nei giorni successi, sebbene con parziali e temporanee schiarite, le nevicate producevano non solo un aumento della coltre nevosa, ma acuivano le difficoltà un po’ su tutte le zone del paese. Diversi sono stati i mezzi utilizzati per spalare la neve nelle zone più importanti del paese. In questa fase c’è da sottolineare anche il contributo di molti giovani, che armatisi di pale, contribuivano a liberare dalla neve le zone più impervie del paese. Le scuole venivano chiuse per la prima volta il mercoledì 1 febbraio, per essere riaperte il giorno dopo. Ma dal 3 febbraio sono state richiuse per essere riaperte solo il 16 febbraio. Mai ci ricordiamo una chiusura scolastica così lunga. Anche questo fa capire l’entità dell’emergenza che ha vissuto Bagnoli.
Diverse nevicate sono state particolarmente coreografiche; fra quelle più evidenti segnaliamo la nevicata del pomeriggio di venerdì 10 febbraio, quando in 2 ore di precipitazione, la coltre nevosa aumentava di oltre 15 cm. L’accumulo maggiore (dai 30 ai 35 cm.) si è avuto nella notte di giovedì 2 febbraio e prima mattinata di venerdì. Significative anche le nevicate di sabato 11 e domenica 12 febbraio. Ma la sorpresa maggiore è stata la prima nevicata avvenuta nella notte di mercoledì 1 febbraio. La mattina successiva, si misuravano circa 25 cm. di neve.Coltre nevosa che non si vedeva ormai dal lontano inverno del 2005.
Mai come quest’anno Bagnoli si sono viste tante nevicate in solo due settimane. Quanta neve è caduta? Mediamente dai 160 cm. della parte centrale del paese, ai circa 170 cm. della zona alta. Sull’Altopiano del Laceno, i dati ufficiali dicono: circa 180 cm. nella pianura; accumuli di oltre 3,5 metri sulla cima del monte Rajamagra; e circa 4 metri sulla vetta del monte Cervialto.
Un’altra considerazione da fare è quella che in tutto il periodo (29 gennaio-12 febbraio) non si è verificata una precipitazione nevosa da record. A differenza di quello che invece è avvenuto nel 2005, nel 1985 e nel famoso 1973. In quest’ultimo caso, in 40-45 ore consecutive di precipitazione nevosa, la coltre raggiunse circa 140 cm. Tuttavia, in questa irruzione fredda, si è registrata la temperatura più bassa mai raggiunta al Lago Laceno, ben -20°
In conclusione di questo nostro editoriale, non possiamo che evidenziare il fatto che, mai come in questo febbraio 2012, si sono viste tante nevicate in un arco di tempo così lungo. A quale periodo invernale paragonare l’evento di febbraio 2012? I dati ormai consolidati ci dicono che in Italia e in Europa qualcosa di simile si è vista solo nel febbraio del 1956 (come dimostra ampiamente la cartina di apertura)!!!
Un’ultima riflessione riguarda il contesto dell’’evento. Se le nevicate di quest’anno si fossero verificate nel 1956, ci saremmo trovati a contare centinaia e centinaia di vittime, e nello stesso tempo, migliaia e migliaia di capi di animali sarebbero morti. Una vera catastrofe naturale. Anche per queste considerazioni, l’evento del febbraio 2012, entra di diritto nella storia!!!…
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