Crollano i depositi, l’Irpinia non è più terra di risparmiatori
19.02.2012, Ottopagine (Marco Grasso)
In Campania tengono solo le province di Napoli e Salerno.
C’era una volta una provincia di risparmiatori. L’Irpinia non fa eccezione e si allinea al trend nazionale che registra il crollo dei depositi bancari. Ammonta a solo 25 miliardi il contributo dei privati alla raccolta bancaria in Italia (-80 per cento su base annua), di cui solo 6 dai depositi. Per contro, nel quarto trimestre 2011, la domanda di credito per investimenti fissi è crollata fino a -50 per cento. L’ossigeno, che in tempi normali viene per quasi metà del totale da famiglie e imprese, è stato fornito, si legge sul bollettino Abi, per quote rilevanti dalla Bce.
Si tratta di oltre 500 miliardi prestati per tre anni all’1 per cento, in un’asta con le banche italiane protagoniste che hanno portato a casa oltre 100 miliardi. E’ chiaro che, a fronte di una raccolta così risicata e sofferta, i numeri degli impieghi non possano essere molto migliori. Meno 50 per cento su base trimestrale, una delle variazioni negative più rilevanti da anni, e tanto più sorprendente, notano all’ufficio studi dell’Associazione bancaria italiana, perché segue un terzo trimestre 2011 in cui, nonostante la congiuntura, la domanda di credito per investimenti era salita del 12,5 per cento.
L’unica domanda creditizia che resiste, a conferma della cronica difficoltà che vive il mondo imprenditoriale, riguarda i “finanziamenti per operazioni di ristrutturazione e consolidamento del debito”, che sale del 50 per cento. Tiene (+25 per cento) la domanda per copertura del capitale circolante e ricostituzione scorte. Crollano, del 50 per cento, le richieste di prestiti per fusioni e acquisizioni. A completare il quadro la crescita delle sofferenze bancarie, ossia i crediti di difficile riscossione, salite a 107 miliardi a fine 2011. Quasi il doppio rispetto a fine 2009, e in progressione geometrica rispetto ai 77 miliardi di fine 2010. Un quadro tutt’altro che incoraggiante che caratterizza, con le dovute proporzioni, anche il mercato del credito provinciale. Del resto, il direttore generale della Banca della Campania Francesco Fornaro, nell’intervento pubblicato pochi giorni sul nostro giornale, non aveva nascosto le difficoltà del suo istituto a concedere, a fronte di una raccolta ormai ai minimi, nuovi finanziamenti. Gli ultimi dati provincia non lasciano molto spazio alle interpretazioni.
In quasi 4 anni, da dicembre 2007 a maggio 2011, il trend del risparmio domestico ha subito una flessione di meno 4,1 punti percentuali. Terzo valore negativo campano insieme a Caserta (-5,1 per cento) ed a Benevento (-8 per cento) che mostrano, però, valori più consistenti rispetto al nostro dato provinciale. I ricercatori del Centro Studi Sintesi sottolineano come dall’inizio del 2008, quan – do già si avvertivano i primi sinistri scricchiolii della recessione, al 31 maggio 2011 i depositi bancari medi per famiglia siano cresciuti di circa 1.500 euro, da 21.821 a 23.426. In valori nominali: più 7,4 per cento. Un pacchet to eroso però dall’inflazione, per cui, tradotto in termini reali, il deposito bancario me dio della famiglia italiana è aumentato di un piccolo 0,6 per cento. La Campania mostra un gap moderato (-0,8%) rispetto alle variazioni delle altre regioni meridionali che toccano anche deficit di meno 5 punti percentuali.
Le uniche due realtà che evidenziano andamenti positivi sono Salerno (+2,9%) e Napoli dove (+0.1%). In Irpinia, benchè in valore assoluto si registri, nell’arco di tempo studiato, un aumento dei depositi bancari (si passa dai 14.601 ai 14.995 euro), la variazione percentuale risulta negativa perché appesantita dall’inflazione e dalla crisi congiunturale internazionale che assottiglia il portafoglio delle famiglie con una minore propensione al risparmio. Passando agli impieghi, la Lombardia si conferma l’architrave per l’intero Paese, con un quartetto di province, come Brescia, Milano, Bergamo e Manto – va, dove i prestiti valgono più del doppio dei depositi. Dalla seconda posizione in poi svettano le regioni del Nord e del Centro (Toscana, Marche, Trentino Alto Adige e Veneto), mentre per le province il gruppo di testa è tut to toscano, con Siena e Firenze alla guida. Di tutt’altro spessore la performance irpina: Avellino è 106esima piazzandosi in fondo alla classifica di settore fra le ultime province d’Italia.