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Allarme laureati: Irpinia e Campania senza “cervelli”

22.01.2012, Ottopagine (di Marco Grasso)

ISTAT. La nostra regione ultima in Italia.  I cervelli? Sbaglia chi pensa che siano tutti emigrati, la verità è che sono in via di estinzione. In Italia, tristemente piazzata al terz’ultimo posto fra i 27 paesi dell’Ue, seguita solo da Malta e dalla Romania, non sono nemmeno 2 su 10 (il 19,8 per cento per la precisione) e in Campania, maglia nera nazionale, non arrivano a 13 su 100 (12,9 il riscontro preciso). Sì, avete letto bene, la nostra regione, che vanta atenei in quattro capoluoghi di provincia su cinque, vede andare in fumo anche uno dei pochi punti di forza rimasti, i giovani talenti.

I dati Istat. Il riscontro disponibile più aggiornato, quello del 2010, colloca infatti le province di Napoli, Avellino, Benevento, Salerno e Caserta sotto gli indicatori medi di Malta (18,6 per cento) e della Romania (18,1 per cento). Il dato, che fotografa i ragazzi fra i 30 e i 34 anni che hanno conseguito un titolo di studio universitario, è stato diffuso l’altro giorno dall’Istat nell’ambito di “Noi Italia”, dossier, ripreso dal Corriere del Mezzogiorno, che si propone di offrire un quadro d’insieme dei diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali della nostra Penisola, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano. Il livello di istruzione della popolazione di 30-34 anni, va tenuto presente, è tra gli indicatori individuati nella Strategia Europa 2020. Il target fissato dalla Commissione guidata da Manuel Barroso, da raggiungere entro il prossimo decennio, è decisamente complicato da centrare: almeno il 40 per cento dei giovani nella fascia d’eta prima citata, infatti, entro due lustri deve essere in possesso di un titolo di studio universitario o equivalente.

Segno meno per la nostra regione. La Campania è l’unica regione italiana che dal 2004 al 2010 ha fatto registrare un decremento (-0,1 per cento) dei laureati fra i 30 e i 34 anni. Calo molto più vistoso (-1,3 per cento) se si tengono in considerazione solo gli ultimi cinque anni. Circa la metà degli stati Ue (i paesi del Nord Europa, Cipro, Francia, Belgio, Regno Unito, Spagna) ha già raggiunto nel 2010 il target fissato dalla Commissione. L’Italia presenta, invece, un valore dell’indicatore inferiore di quasi 14 punti alla media continentale (33,6 per cento). Nel Centro, l’indicatore si colloca dappertutto al di sopra della media e nel Lazio assume il valore più alto a livello nazionale (26,2 per cento). In questa regione la quota di giovani con titolo di studio universitario cresce dal 21,1 per cento del 2004 al 26,2 del 2010. In coda, oltre alla Campania maglia nera, ci sono Sicilia, Puglia e Valle d’Aosta che non vanno oltre il 16 per cento. Nel Mezzogiorno, però, ci sono anche regioni come l’Abruzzo e il Molise che segnalano risultati superiori alla media (20,9 e 24,4 per cento, rispettivamente).

Not in Education, Employment or Training. Ma la Campania scala posizioni su posizioni anche in un’altra graduatoria tutt’altro che esaltante, quella dei Neet (Not in Education, Employment or Training), i giovani non più inseriti in un percorso scolastico/formativo, ma neppure impegnati in un’attività lavorativa. Nel 2010, in Italia più di due milioni di giovani (il 22,1 per cento della popolazione tra i 15 e i 29 anni) risulta fuori dal circuito formativo e lavorativo. La quota dei Neet è più elevata tra le donne (24,9 per cento) rispetto a quella degli uomini (19,3). La Campania, nella Penisola, è quella che sta messa peggio: 34,3 per cento il riscontro medio, che cresce al 37,5 per cento (record anche questo) tra le donne. Seguono Calabria e Sicilia, le altre regioni dove la media del Neet supera il 30 per cento. Poi Puglia e Basilicata con valori intorno al 28 per cento. Un dato di molto superiore a quello medio europeo (15,3). L’incidenza è significativamente più alta rispetto ai principali paesi europei quali la Germania (10,7 per cento), il Regno Unito, la Francia (14,6 per cento per entrambi) e più simile a quella della Spagna (che con il 20,4 si colloca al quint’ultimo posto della graduatoria continentale).

                                                                                                       

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